Emergenza Sardegna, in cella da Nuoro a Sassari reclutatori e jihadisti

13 Gen 2017 11:00 - di Redazione
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Già nei giorni scorsi avevamo scritto della difficile situazione in cui versa la Sardegna, in particolare, in merito all’allarme carceri al cui interno si genererebbero continuamente e si alimenterebbeo, sedimentando nell’ombra, radicalizzazioni e minacce integraliste. In diversi istituti penitenziari sardi, infatti, risiedono molti detenuti in regime di alta sicurezza, sorvegliati speciali sospettati di essere dei jihadisti e possibili proseliti, e detenuti dalle personalità facili da catechizzare e arruolare.

Saredegna, allarme jihadisti in cella

E allora per esempio nel carcere di Nuoro, dove sono detenuti, in regime di “Alta Sicurezza 2”, ci sarebbero almeno 8 jihadisti sorvegliati dagli agenti speciali dei nuclei speciali del Gom della polizia penitenziaria. In tutto in Sardegna sarebbero 26, più della metà del totale dei detenuti jihadisti in Italia, ben 44.  Tra loro, il nome di maggior spicco a Nuoro è quello di Abdul Rahman Nauroz, figura enigmatica quanto pericolosa che vanta al suo attivo numerosi alias, tra i quali Mala Omar, Halo, Tarany, Sarzaby Nanasraw, Omar Shaeazury, e che è ritenuto il capo del reclutamento jiahdista in Italia. Secondo il Ros dei carabinieri che da Roma ha inseguito per 5 anni la cellula del radicalismo islamico in mezza Europa, era il fulcro della cellula che da Merano aveva ramificazioni in Norvegia, Finlandia e Gran Bretagna.

Il carcere, una “scuola di terrorismo”?

E non è tutto: in carcere in Sardegna, con l’accusa di proselitismo jihadista, condannato con rito abbreviato a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di carcere, c’è anche il marocchino Abderrahim El Khalfi, pizzaiolo 38enne, arrestato a Roma l’1 luglio 2015 e  ritenuto appartenente ad una presunta cellula terroristica. Secondo l’accusa, l’uomo, attraverso un’attività di proselitismo su web, non esercitava solo in quanto integralista addetto al reclutamento, ma si proponeva anche per la pianificazione e l’esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. E ancora: nel  braccio islamico di Badù, allora, c’è Carros Antar Mustafa A.H. Hachim, 43 anni, egiziano, macellaio in cassa integrazione. Viveva a Cassano D’Adda (Milano), dove secondo le indagini dei carabinieri conduceva  una vita dimessa, cercando di non dare nell’occhio. In rete però, sempre secondo gli investigatori, si muoveva alla ricerca di seguaci dell’Islam radicale pronti a partire per andare a combattere in Nord Africa».      

Il braccio jihadista di Sassari 

Ma non c’è solo il carcere di Nuoro – che peraltro non si limita ai soli terroristi islamici, visto che agli 8 jihadisti si aggiungono ben 90 detenuti del braccio AS3, esponenti di spicco del traffico internazionale di droga. Nel braccio jiadista di Sassari-Bancali, infatti, c’era solo un agente per ben 18 terroristi conclamati e la maggior parte condannati, tra cui uno dei 30 della black list individuati dall’amministrazione Obama. Un rapporto scandaloso che mette, se ce ne fosse ancora bisogno, in rilievo le carenze gravissime delle carceri sarde, in particolare, ma in realtà di tutto il Paese, dove si registrano da troppo ormai pesantissimi vuoti di organico.       

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