Carabiniere uccide bandito albanese: condannato a un anno. E non basta…

7 Nov 2016 16:14 - di Mariano Folgori

Ecco una storia di ordinaria ingiustizia che suscita rabbia e sconcerto. Ne è vittima un carabiniere “colpevole” solo di aver fatto il proprio dovere. L’antefatto accade il primo febbraio del 2015, nei pressi di Ancona.  Una pattuglia di carabinieri intercetta un Suv Mercedes rubato, con a bordo tre banditi albanesi reduci da una rapina in un appartamento. Ne nasce un inseguimento. Per qualche minuto, i militi dell’Arma perdono forse di vista l’auto in fuga. Fatto sta che, dopo un po’, scorgono il Suv fermo sul bordo di una strada. I carabinieri si fermano. Scendono dall’auto un maresciallo e un appuntato. Immaginano che i delinquenti abbiano abbandonato il veicolo, dandosi alla fuga. Invece il Mercedes riparte a razzo rischiando di investirli. Il carabiniere rimasto in macchina, l’appuntato Mirco Basconi, agisce fulmineamente in soccorso dei colleghi: spara quattro colpi contro le ruote del Suv. Fatalità vuole che un proiettile rimbalzi sull’asfalto, perforando il lunotto. L’albanese seduto sul sedile posteriore, Korab Xheta, 24 anni, è colpito a morte. Il carabiniere non ha fatto altro che adempiere al proprio dovere. Ma finisce egualmente sotto processo.

Oggi lo sconcertante epilogo. L’appuntato è stato condannato dal Gup di Ancona a un anno di reclusione per omicidio colposo, derivante da un eccesso colposo nell’uso dell’arma di servizio. Che doveva fare, forse rimanere inerte davanti alla fuga dei rapinatori? Ma non finisce qui. Il carabiniere rischia il pagamento di un risarcimento di oltre 2 milioni di euro alla famiglia della vittima, che si è costituita parte civile. Gli avvocati difensori  faranno con ogni probabilità appello contro il verdetto la cui motivazione verrà depositata entro 90 giorni. Attestazioni di solidarietà sono già arrivate all’appuntato. Fuori dell’aula erano presenti i vertici dell’Arma di Ancona, compreso il colonnello Stefano Caporossi, comandante provinciale, per testimoniare la loro vicinanza al collega finito sotto processo. La Lega Nord delle Marche ha organizzato un picchetto davanti al Tribunale di Ancona.  ”Siamo qui per dare sostegno morale all’imputato – ha detto il segretario regionale di Ln Luca Rodolfo Paolini – e per chiedere una giustizia giusta. Non è possibile che un tutore dell’ordine possa essere condannato e la famiglia di un ladro risarcita”. Non è possibile? Purtroppo è possibile, eccome se è possibile, in questa Italia di farabutti impuniti e di galantuomini inguaiati.

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