Renzi sulla difensiva: la ripresa non c’è? Sarà una lunga marcia

2 Set 2016 13:47 - di Redazione

Nel secondo trimestre del 2016 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. Lo rende noto l’Istat confermando le stime congiunturali del 12 agosto. Una doccia fredda per Matteo Renzi, che nonostante questi dati continua ad ostentare ottimismo. Invece, sottolinea il presidente dei senatori di FI Paolo Romani, l’Italia è ferma al palo. “Se tutto andrà bene, a fine anno avremo una crescita dello 0,7%, invece che dello 0,6% La stasi dei consumi e gli investimenti in calo confermano, a maggior ragione, che l’economia del Paese arranca e che le prospettive non sono positive. Di fronte a questo bollettino per nulla stimolante, non si comprende l’ottimismo del ministro dell’Economia, espresso con punte di inspiegabile entusiasmo”. Anche gli investimenti sono calati dello 0,3%, e la produzione industriale dello 0,4%. Punta l’indice la Lega: dov’è la ripresa vantata dal premier? Non è vero che la recessione è finita, che siamo quasi fuori dal tunnel. E ripetendo questo mantra non è che Renzi potrà annullare le cifre tutte negative sugli indicatori economici. Infatti, evita l’ottimismo di facciata, per affermare che il problema non è l’economia ma la politica. “A mio avviso il problema del 2016 non è l’economia, non perché vada bene, anzi”, ha detto al Forum di Cernobbio, “ci sono molte questioni politiche che sono sul tavolo della comunità internazionale che richiedono risposte inedite”.  E poi torna sui temi scottanti della ripresa: “L’Italia prosegue una lunga marcia, il 2016 si chiuderà meglio del 2015 che si è chiuso meglio del 2014, del 2013 e del 2012, questo è un risultato inoppugnabile”. Ma andare meglio “non significa andare bene”. E poi conferma che se dovesse vincere il No al referendum lui non intende cambiare nulla: se al referendum costituzionale “vince il no, non c’è l’invasione delle cavallette, non c’è la fine del mondo: resta tutto così” e  “se vince il sì, come credo, l’Italia sarà un Paese più facile”. Sulle previsioni economiche, Renzi è apparso meno spavaldo e costretto sulla difensiva: “Nei primi trenta mesi ho dovuto fare i compiti del passato”. Ecco allora l’elogio dei “piccoli passi” – (“Bisogna avere un approccio scandito dalla logica del maratoneta che fa il passo dopo passo, non dello sprinter dei cento metri”) – come strategia vincente per portare il Paese fuori dalle secche della stagnazione. E il ritorno in grande stile della promessa di ridurre la presisone fiscale: “In Italia l’unica parola d’ordine deve essere ridurre le tasse”.

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