Vladimir Putin tesse la sua tela. E si afferma come leader planetario

17 Ago 2016 14:03 - di Mario Aldo Stilton

Vladimir Putin tesse la sua tela. Forse è l’unico a farlo e a saperlo fare. Una tela a maglie strette, una specie di rete, dentro la quale rischiano di restare soffocate l’America presuntuosa e arruffona di Barack Obama e della Hillary Clinton e l’Europa imbelle e supina delle Merckel. Tesse, l’infaticabile Putin. E il fatto è che anche le vestali nostrane del politically correct sembrano accorgersene. Se ne accorgono al Corsera e a Repubblica e al Messaggero; se ne accorgono su Rai e Sky. Dopo anni di demonizzazione più o meno velata, di ammiccamenti verso la tesi preconfezionata a Washington del Putin satrapo e tiranno del suo popolo, i media occidentali – e perciò anche quelli italiani – cominciano ad interrogarsi sul capo del Cremlino e su quella che potrebbe chiamarsi la sua complessa strategia dell’attenzione. Non sono ancora stati rimossi i dubbi e gli interrogativi, ma adesso -a denti stretti- si inizia ad ammettere la capacità tattica e strategica del presidente russo. Ultima, in ordine di tempo, la notizia dei velivoli russi decollati dalla base iraniana di Hamadan per andare a colpire le postazioni jiadiste del Califfo. Segno certo degli ottimi rapporti tra Putin e Khamenei e, perciò, della capacità del leader russo. La rete di Putin è fatta di rispetto. Al contrario degli americani che provano sempre a imporre il loro punto di vista a difesa dei propri esclusivi interessi, il leader russo mostra capacità di comprensione e flessibilità di giudizio. E così il dialogo avviene con gli Ayatollah iraniani, con il premier israeliano Netanyahu e coi cinesi di Xi Jinping interessati a recitare un ruolo di primo piano sullo scacchiere mondiale. Aperture e dialogo anche tra opposti: questo appare il mantra di Putin. Che arriva sino a tendere la mano al turco Erdogan, ovvero a colui che sino ad ieri sembrava un nemico e che adesso pare del tutto affrancato dalla tutela americana a seguito del fallito Golpe di metà luglio.  Ecco, probabilmente in quest’ultimo passaggio c’è condensata tutta l’abilità strategica di Vladimir Putin: determinazione e fermezza, comprensione delle altrui posizioni e dialogo. È così che i leader emergono.

 

 

 

 

 

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