Piano “b” (senza la Turchia) per i migranti: soldi alla Grecia e confine blindato

6 Ago 2016 8:21 - di Redazione
Nessuno, ufficialmente, ne parla. Anche perché, per ora, la realtà raccontata dal numero di migranti che attraversano l’Egeo per andare dalla Turchia verso la Grecia è lontana dalle parole infuocate del presidente turco Erdogan. Ma le istituzioni europee sanno che, se l’intesa con Ankara crollasse, e il flusso di profughi ripartisse in modo massiccio, la conseguenza operativa non potrebbe che essere una: la gestione dell’emergenza nel Paese di arrivo. E dunque, confermano fonti europee, lo spostamento del fronte migratorio sul confine settentrionale greco, con una sua «chiusura» — un controllo quanto più possibile ordinato, si legge su “Il Corriere della Sera“.

Gli scenari Ue se fallisce il patto con la Turchia

Non ci sono, finora, discussioni operative in corso: il focus è ancora sul «piano A», come hanno ribadito le autorità europee (dal presidente della Commissione Juncker all’Alto rappresentante della politica estera Mogherini, al commissario per l’Immigrazione Avramopoulos) e tedesche. Il passo con cui l’Europa onora la sua parte degli impegni sta aumentando: i fondi stanziati per il supporto ai profughi in Turchia sono ormai più di 2,1 miliardi. Da Ankara, i dati erano, e restano, confortanti: se nel mese prima dell’accordo — siglato il 18 marzo — a prendere il mare erano stati in 1.740, a giugno quel numero era sceso a 47. Ma, ha detto due giorni fa il ministro per l’Immigrazione greco, Yannis Mouzalas, «se il flusso dovesse ripartire, non potremmo affrontarlo da soli. Abbiamo paura, ci stiamo preparando». A minacciare la tenuta dell’intesa, in questi giorni, sono state le prese di posizione del governo turco: il ministro degli Esteri Meviut Cavusoglu ha detto che, se l’Europa non concederà la possibilità ai turchi di viaggiare senza visto nell’area Schengen entro ottobre, l’intesa sarà carta straccia.

Aboliti i visti nell’area Schengen per i cittadini turchi

La Commissione Ue ha ribadito che, prima, Ankara dovrà rispettare tutte e 72 le condizioni dell’accordo. Su 5 il lavoro è incompleto: soprattutto sulla legge antiterrorismo che, nella versione attuale, è talmente ampia da consentire, per l’Ue, arresti arbitrari. È qui che la questione si innesta sulla reazione, furibonda, al colpo di Stato fallito in Turchia. Le parole del presidente turco, nei corridoi di Bruxelles, sono considerate retorica a uso interno. L’interesse reale di Ankara è quello di far funzionare l’intesa con l’Ue, i cui fondamentali non sono mutati. Per quanto complesso, lo sforzo da compiere per l’Ue — si segnala — è quello di separare la reazione del governo turco al golpe dal trattamento riservato ai profughi. Se sulla prima si nutrono preoccupazioni, sulla seconda non si sono registrati peggioramenti.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *