Pescara del Tronto, tra le macerie spunta un piccolo grande eroe

30 Ago 2016 9:21 - di Roberto Mariotti

Francesco compirà 18 anni il prossimo 16 ottobre. E’ romano e a Pescara del Tronto, la frazione di Arquata sventrata dal sisma, è diventato un vero eroe. La notte del 24 agosto era nel parco del paese con un’intera comitiva, 14 tra ragazzi e adolescenti, tutti tra i 14 e i 19 anni. Tra loro anche Arianna, la giovane travolta e uccisa dalle macerie.

Quei momenti di terrore a Pescara del Tronto

Il terremoto fa esplodere Pescara del Tronto: crolla tutto, i ragazzi si gettano a terra. uno di loro, Davide di 14 anni, si getta sopra una ragazza e un ragazzo per far scudo con il proprio corpo. «E’ arrivata la polvere, sembrava un fungo», causato dall’esplosione, racconta all’Ansa Francesco. Il buio totale avvolge il paese, i ragazzi iniziano a sentire urla ovunque, in uno scenario che è talmente drammatico che non si può descrivere. I ragazzi, che si trovavano su una stradina a ridosso dell’area del paese letteralmente disintegrata iniziano a correre. «C’era anche un inglese, gridava “hurry, hurry”. Poi arrivano due adulti. «Mi sono fermato con loro. Una signora era bloccata sul letto, con un pezzo di tetto che non le permetteva di muoversi. L’abbiamo liberata e portata fuori». Francesco la fa sedere su una sedia, la tranquillizza, le avvolge una coperta sulle spalle. Poi riprende la sua corsa per salvare tutti quelli che può nell’inferno di Pescara del Tronto. Corre verso casa, vede che tutta la famiglia è in salvo, ma manca la nonna. Urla come un forsennato il suo nome, ma la signora non risponde. Francesco allora spacca un vetro, si tuffa letteralmente da un muretto a picco su uno strapiombo dentro una finestra. Trova la nonna, sotto shock. Riesce a portarla fuori. Sembra passato un anno, e invece sono da poco passate le 4 del mattino. All’entrata del paese arriva una prima ambulanza. Francesco non ha la patente ma confessa di saper guidare un’auto. E così sposta la macchina di una signora, che a bordo aveva i suoi due figli e non sapeva dov’era il marito. L’auto era parcheggiata proprio sotto una casa devastata, minacciata dal crollo dei tetti vicini e della struttura. Francesco non si ferma. Torna indietro fino al parco dove è iniziato l’incubo. Lì c’è il cadavere di Arianna. Intanto i sopravvissuti si sono radunati vicino alle fontanelle di Pescara del Tronto. E’ un’area libera, non i sono edifici e l’unica casa vicina ha retto, anche se è totalmente devastata. Francesco aiuta, porta attrezzi, estrae con gli altri i feriti. Alla fine contribuisce a salvare almeno tra le 7 e le 8 persone. Poi scoppia in un pianto liberatorio. Cinque giorni dopo non riesce a dormire, neppure a Roma. Trova pace solo tra i suoi amici, nelle tende. Nel campo di Pescara del Tronto Francesco è celebrato come fosse un superman, un ragazzo esile ma dal cuore d’acciaio. Ma a lui non piace: «Mi dicono tutti che sono stato un eroe. Ma a me non sembra, ho fatto il mio dovere salvare persone che conosco da una vita. Ne dovevo salvare di più, ma non ci sono riuscito», dice con la tristezza negli occhi. Tutti lo rincuorano: ha dato un esempio che nessuno dimenticherà.

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