I sondaggi spingono l’accordo Hollande-Sarkozy: «Le Pen sconfitte al ballottaggio»

10 Dic 2015 8:54 - di Redazione

Né Marine, né Marion: secondo gli ultimi sondaggi nessuna delle due candidate del Front National vincerebbe al secondo turno delle elezioni regionali francesi che si terranno domenica prossima. Rilevazioni da prendere con cautela – scrive “Il Corriere della Sera” – considerata la possibile alta astensione. La presidente Marine Le Pen, capolista in Nord-Pas de Calais-Piccardia, otterrebbe il 47% dei voti contro il 53% del candidato di centrodestra Xavier Bertrand.

Sia Marine che Marion perderebbero contro i candidati di Sarkozy sostenuti dai socialisti

La nipote Marion Maréchal-Le Pen, che oggi compie 26 anni, si fermerebbe invece intorno al 46% contro il 54% di Christian Estrosi, altro candidato dei «Républicains» di Nicolas Sarkozy, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Se i sondaggi avranno ragione, il voto premierà quindi la scelta del segretario socialista Jean-Christophe Cambadélis e del primo ministro Manuel Valls, accettata a malincuore dal partito del presidente François Hollande: più di 3 elettori socialisti su 4 (il 77% di quanti hanno votato per la gauche al primo tumo) manifestano l’intenzione di votare per i «nemici».

I sondaggi in Francia spingono l’accordo Hollande-Sarkozy, ma astensione mette in discussione

Intanto, interessante analisi del professore Marco Tarchi su QN: secondo il professore ordinario di Scienza politica all’università di Firenze, “il boom di Marine Le Pen non ha alcun rischio ‘contagio’ in Italia, almeno per il momento. Le cose potrebbero cambiare solo se, una volta conquistata qualche regione, il Front National riuscisse a smentire il pregiudizio diffuso sull’incapacità dei populisti a governare in modo efficiente. Allora, sì, potrebbe diventare un modello. Il populismo trae la sua linfa o, meglio, la sua forza dagli errori e dalle insufficienze dei suoi avversari nell’affrontare problemi cruciali come l’immigrazione di massa, le ricadute negative della globalizzazione in alcuni ambiti sociali, l’insicurezza di fronte a precarietà lavorativa e criminalità, nonché lo strapotere dei centri di potere finanziario, che appaiono ormai a molti in grado di condizionare e indirizzare le azioni della classe politica».

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