La “bomba” di Donald Trump: si stava meglio con Saddam e Gheddafi

26 Ott 2015 17:12 - di Antonio Pannullo

Se dittatori come Saddam Hussein e Muhammar Gheddafi fossero ancora al potere il mondo sarebbe migliore: è l’ultima uscita, certamente destinata a far discutere, di Donald Trump, candidato alle primarie repubblicane per la Casa Bianca. In un’intervista alla Cnn il miliardario newyorkese ha infatti detto di essere convinto delle sue parole «al cento per cento». A suo parere, infatti, Iraq e Libia potrebbero assicurare un Medio Oriente più stabile se i due dittatori non fossero stati deposti. «Guardate l’Iraq, non aveva terroristi, perché Saddam Hussein li avrebbe uccisi immediatamente», ha affermato Trump. «Non sto dicendo che Saddam era una brava persona, era terribile. Ma l’Iraq anni fa era molto meglio di adesso – ha continuato – mentre in questo momento il Paese è un campo di addestramento per terroristi». Per il magnate dell’immobiliare ora «non c’è Iraq e non c’è Libia. I due Paesi non hanno alcun controllo al loro interno, e nessuno sa cosa sta succedendo». Difficile dargli torto, ma ciò che sorprende è che Trump se la sta prendendo in pratica con i governi americani degli ultimi 25 anni. Che Iraq e Libia fossero più stabili coi dittatori, è cosa che non si può negare: e non è detto che il numero delle vittime causate da Saddam e da Gheddafi fosse superiore al numero delle vittime che ha causato la “liberazione” di questi due Paesi. E per giunta non c’erano centinaia di migliaia di disperati in fuga da Iraq e Libia, ridotti a campi di addestramento per terroristi e a terre di conquista per i terroristi stessi.

Per Trump Iraq e Libia erano più stabili con i dittatori

E quella di Trump non è l’unica voce fuori da coro stelle e strisce in questa campagna elettorale: «L’aborto? È una piaga come la schiavitù». Parola di Ben Carson, candidato repubblicano e afroamericano alla Casa Bianca, secondo cui le donne che interrompono la gravidanza possono essere paragonate ai padroni degli schiavi. Carson – che da giorni, in vista delle primarie repubblicane, insidia nei sondaggi lo stesso Trump – spiega il suo pensiero in una intervista alla Nbc: «Durante l’èra dello schiavismo molti dei proprietari di schiavi pensavano di avere il diritto di fare quello che volevano con questi, che non avevano alcuna possibilità di scelta». Per questo Carson chiede l’abolizione della storica legge Roe v.Wade che ha legalizzato l’aborto in America, mettendolo fuori legge. E a sinistra già si commenta come oramai tra i candidati conservatori c’è una vera e propria gara a chi è più conservatore. E il candidato neurochirurgo in effetti appare come uno specialista nell’andare oltre le righe quando espone le sue posizioni. Come quando, per spiegare la sua contrarietà a una stretta sulle armi da fuoco, ha tentato di spiegare che se Hitler non avesse disarmato gli ebrei tedeschi non ci sarebbe stato l’Olocausto. Oppure quando ha definito l’Obamacare, la riforma sanitaria di Barack Obama, come la peggiore cosa dai tempi della schiavitù. E i due ormai si contendono la leadership repubblicana alle primarie: se Trump è sorpreso della sua fenomenale ascesa nella corsa alle primarie repubblicane in vista della Casa Bianca, Ben Carson lo ha superato in Iowa, il primo Stato dove si svolgeranno le primarie. Secondo un sondaggio di Quinnipiac University, ora Carson è in vantaggio di otto punti percentuali con il 28% contro il 20% di Trump. Il dato tuttavia sembra non preoccupare molto il miliardario newyorkese, che a Usa Today spiega come ora abbia deciso di moderare i toni del suo linguaggio perché non ha più bisogno di essere così roboante come all’inizio della campagna. Inoltre, fa notare Trump, ha speso pochissimo, contrariamente a quanto aveva previsto. «Non ho speso quasi nulla, in realtà zero, in pubblicità – chiosa il magnate -. Pensavo che ad oggi avrei impiegato tra i 20 e i 25 milioni di dollari, ma non ho speso nulla». Quindi, spiega che al momento giusto, probabilmente farà pubblicità, ma che finora non ne ha avuto bisogno.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *