La carne rossa fa male? Gli oncologi: “niente allarmismi, basta non esagerare”

27 Ott 2015 8:10 - di Redazione

L’Agenzia Intemazionale per la Ricerca sul Cancro (lare) di Lione ha inserito ufficialmente alcuni tipi di carne fra le sostanze che possono contribuire a provocare il cancro. Quelle «lavorate» sono state collocate nel Gruppo I (sostanze sicuramente cancerogene) per i tumori di colon e stomaco, mentre quella rossa è stata messa nel Gruppo II (sostanze probabilmente cancerogene) per i tumori di colon, pancreas e prostata. Per carni lavorate si intendono, sostanzialmente, quelle salate, essiccate, fermentate, af fumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Per carni rosse si intendono, invece, per esempio, manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo o capra. La decisione è stata presa al termine dei lavori di una commissione composta da 22 esperti provenienti da 10 Paesi, che hanno analizzato 800 studi epidemiologici.

I risultati del loro lavoro sono stati pubblicati in forma sintetica sulla rivista The Lancet Oncology.

Entrando nel dettaglio: il consumo di 50 grammi di carne lavorata ogni giorno incrementerebbe il rischio di cancro al colon del 18 per cento (e il tasso sale all’aumentare della quantità). Invece, per il medesimo tumore, 100 grammi al giorno di carne rossa innalzano il rischio del 17 per cento. Ma se gli 8oo studi erano già stati pubblicati dove sta la novità dal punto di vista scientifico, si chiede “Il Corriere della Sera”? «Nel fatto che questa enorme analisi ci fornisce una significatività statistica molto solida» spiega il professor Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia. «Fino ad ora potevamo arrivare alle stesse conclusioni solo sulla base di osservazioni più limitate, per quanto importanti, mentre ora questo corpus di dati ci offre fondamenta scientificamente molto robuste a sostegno di questa tesi». «In termini tecnici» spiega l’oncologo, «la significatività statistica di questa analisi ci permette di dire che l’affermazione “la carne lavorata può provocare tumori al colon” ha una probabilità del 95 per cento di essere vera».

Addio carne rossa? “Rimane fondamentale una dieta bilanciata e variata, perché noi siamo onnivori”

«Per una persona il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto a causa del consumo di carne rimane basso, ma aumenta se si esagera con le quantità» ha detto Kurt Straif, capo dell’Iarc Monographs Programme. «In considerazione però del gran numero di persone che nel mondo man- Questa enorme analisi d fornisce una significatività statistica e scientifica molto solida Umberto Veronesi Una riduzione del rischio si può ottenere preferendo prodotti poco ricchi di conservanti Ermanno Leo giano ogni giorno questo alimento, l’impatto globale sull’incidenza dei tumori è importante». «Si tratta di una precisazione importante» riprende Veronesi «perché è vero che il fumo rimane estremamente più pericoloso della carne, ma mentre il fumo, almeno in Occidente, è in calo, per il consumo di carne il trend è opposto». «I risultati del gruppo di lavoro — sottolinea Christopher Wild, direttore dell’Iarc — devono far riflettere sulla possibilità di rivedere le attuali raccomandazioni sui limiti all’assunzione di carne. Allo stesso tempo però questo alimento ha un alto valore nutrizionale. Quindi è essenziale che i governi e le agenzie regolatorie internazionali intervengano per bilanciare i rischi e i benefici del consumo di carne rossa e lavorata e forniscano le migliori raccomandazioni dietetiche alla popolazione».

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