Quale destino per il centrodestra. Ad Atreju Rampelli, Toti e Quagliariello

26 Set 2015 18:01 - di Alessandra Danieli

«Alla ricerca del tempo perduto. Identità smarrita, sovranità svenduta, solidarietà negata». È il dibattito clou della seconda giornata di Atreju  2105 che si apre nella sala Marinetti con un dibattito a quattro voci sui temi caldi dell’agenda politica e la possibile ricomposizione del centrodestra. Sul palco dell’officina Atreju si alternano Giovanni Toti, governatore del Piemonte, Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Matteo Orfini, segretario romano del Pd e Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Nuovo centrodestra.

Ad Atreju l’ottimismo di Toti

«Non dobbiamo cercare il tempo perduto, ma attrezzarci per il futuro». A rompere il ghiaccio, sotto il pressing di Marco Chiocci, direttore de il Tempo, è il consigliere politico di Forza Italia per il quale il ricompattamento del centrodestra è dietro l’angolo. Dal palco di Atreju l’esponente azzurro lancia un tavolo comune per trovare i punti di intesa a partire dalla selezione della classe dirigente. «Le condizioni ci sono, penso che il centrodestra, dopo momento non facile, ora abbia le carte in regola per tornare appetibile e vincente, come dimostrano le vittorie in Veneto, Liguria, Arezzo e Venezia». Quanto alle primarie, rilanciate nelle ultime ore da Giorgia Meloni, il mite Toti dice di avere un “atteggiamento laico” («in mancanza di altri strumenti, possono essere un metodo di selezione della classe dirigente»). Molto cauto sulla candidatura di Alfio Marchini a sindaco di Roma. «Marchini? Si è candidato a tutto, anche a premier. Per lui Roma è troppo poco», scherza Toti che aggiunge: «Non può essere che il primo che arriva decide».

Rampelli: il governo aiuta gli scafisti

Gioca in casa Fabio Rampelli, applaudissimo, che ha incrociato i guantoni a distanza con Orfini, sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza. Il capogruppo di FdI è tornato ad accusare l’esecutivo di complicità con gli scafisti e di alimentare il business delle cooperative rosse e bianche mentre l’esponente ddm (piglio dalemiano) ha rispolverato lo stanco refrain sui migranti e rivendicato l’identità del Pd. «Il governo Renzi – ha detto Rampelli dal palco di Atreju 2015 –  non arresta il traffico degli esseri umani, ma si rende complice degli scafisti. L’alternativa c’è ed è quella che ha proposto Fratelli d’Italia: dichiarare guerra agli scafisti e aprire centri di raccolta dei richiedenti asilo direttamente sulle coste del Nord Africa». Quello che sta accadendo oggi – ha aggiunto – è ancora più brutale, «si promuove una sorta di selezione naturale tra chi può attraversare il deserto e il mare, i più ricchi e robusti, e chi invece, come gli anziani, le donne e i bambini, sono costretti a restare sotto le bombe». Poi la provocazione: per stroncare questo business della solidarietà, per paradosso, sarebbe meglio dare i soldi direttamente ai migranti e far decidere loro dove andare a vivere. Durissimo anche nei confronti dell’Europa: «L’Unione europea oggi riproduce i vecchi conflitti degli Stati europei. Senza carri armati, ma con la finanza e la burocrazia. Non si capisce perché, per esempio, la Francia decise di bombardare Tripoli, senza neppure la copertura dell’Onu, all’indomani della firma italiana di accordi con Gheddafi». La ricetta dei partiti europei non funziona più. Italia, Grecia, Portogallo, Spagna (e Francia se ci sta) si alleino contro l’asse del Nord.

Quagliariello: basta Renzi

Non nega lo stato di salute del suo partito e le improbabili acrobazie di Alfano. «Per il mio partito – dice Quagliarello –  questo è il tempo delle scelte, non è più possibile rinviare. Ultimato il percorso delle riforme, che rivendichiamo con orgoglio, possiamo scegliere di stare dove ci portano il cuore e la ragione, in un campo difficile dove c’è tanto che non ci piace ma dove ci sono le nostre radici, oppure accettare di andare dove ci porta Renzi». Il coordinatore del Nuovo centrodestra approfitta della Festa di Atreju per incalzare i suoi: «Non si può restare alleati con il Pd e poi, visto che le alleanze sono fuorilegge, ricordarci nel 2017-2018 di essere di centrodestra. Al mio partito proporrò di ripartire dal lavoro fatto alle elezioni regionali, dove il nostro schema di alleanze era senza il Pd e senza la Lega».

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