Somala segregata nella Casa don Gallo. L’aveva rapita un connazionale

28 Ago 2015 15:16 - di Mauro Achille

Rapisce una rifugiata e chiede ai familiari 500 euro. È la triste storia di una ragazza di 18 anni, somala, sbarcata a Lampedusa con uno dei tanti barconi della disperazione e dirottata a Padova, dove finisce in balia di un ventunenne, un connazionale di nome Abdekadr Ahmad, che la tiene segregata nella “Casa don Gallo“, in attesa del riscatto chiesto ai familiari, due fratelli che vivono e lavorano a Firenze. A rendere pubblica la vicenda è il Mattino di Padova. “Una brutta storia durata poche ore e a lieto fine – racconta il giornale – chiarita da un’inchiesta affidata al pubblico ministero Francesco Tonon che si prepara a reclamare il processo per Abdekadr Ahmad, status di semplice richiedente asilo. L’accusa è tentata estorsione”. E c’é un sospetto: la ragazza, in base al racconto fornito alla Squadra Mobile – sarebbe stata “detenuta” per alcune ore nella cosiddetta “Casa dei rifugiati”, don Gallo in via Tommaseo 90, un’edificio finito all’asta e occupato nel 2013 dove convivono una sessantina di persone in attesa del riconoscimento come profughi.

Per liberare la somala chiesti ai familiari 500 euro

Secondo la ricostruzione degli inquirenti il 12 giugno scorso quando i fratelli della giovane arrivano a Padova per incontrare la sorella si trovano di fronte ad una incredibile sorpresa. La donna viene tenuta in ostaggio. E l’aspirante profugo che la tiene sotto sequestro chiede ai familiari 500 euro per poterla rivedere. L’appuntamento per lo scambio è la stazione ferroviaria. Ma i fratelli, temendo il peggio, raccontano tutto alla Polfer. Così l’estorsore viene bloccato e dice di aver consegnato l’ostaggio ad un nigeriano. Della ragazza, però, nessuna traccia. La diciottenne viene poi trovata dalla polizia mentre vaga sperduta nei pressi della stazione. Ed è proprio lei che racconta agli inquirenti di essere stata trattenuta nella Casa don Gallo. Circostanza davvero singolare. In quella casa affidata ai volontari convivono 12 etnie. Intanto a Padova continuano ad arrivare altri profughi.

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