Mafia Capitale, non ci sono più alibi: Ignazio Marino deve andarsene

7 Ago 2015 15:50 - di Franco Bianchini

A Palazzo Chigi non sanno che pesci prendere. A rigor di logica, dopo quel che sta venendo fuori su Mafia Capitale, dovrebbe saltare tutto, Ignazio Marino e la sua giunta a casa, elezioni anticipate. Ma c’è l’interesse di partito per lo mezzo, si fanno le previsioni, «qui perdiamo il Campidoglio», e allora meglio tentennare, prendere tempo, cercare di uscir fuori dalla tempesta e magari approfittare dei vuoti di memoria dell’elettorato. La situazione però è tale che i vuoti di memoria sono molto difficili, specie con il centrodestra che spinge, che vuole vederci chiaro e che non fa sconti sulla ragnatela del Pd.

L’imbarazzo del governo su Mafia Capitale

«Sulle vicende di Mafia Capitale l’imbarazzo del governo è palese, tant’è che la relazione del ministro Alfano è stata rinviata a fine agosto», dice Maurizio Gasparri (Forza Italia). «Per quanto riguarda l’atteggiamento di alcuni funzionari dello Stato, inutile che cerchino all’interno dei partiti avvocati difensori volontari. I prefetti non devono avere la fiducia dei partiti. Devono comportarsi con taglio e spirito istituzionale. Allo stato attuale a Roma è evidente che c’è un’attenzione su alcuni piccoli comuni mentre c’è un atteggiamento giustificazionista sulle malefatte del comune di Roma che si sono rinnovate anche nell’era di Ignazio Marino. Le infiltrazioni criminali sono evidenti e sono attestate dalla relazione dei funzionari incaricati dalla prefettura».

«Tutti vedono l’evidenza dei fatti», sottolinea Gasparri, «tutti hanno assistito alle vicende Ozzimo, Coratti, Nieri e tanti altri. Chi assume atteggiamenti sbagliati non sta dalla parte della legalità. Per il resto saremo attenti e implacabili qualora, con atti o omissioni, si dovesse favorire il crimine. In quel caso investiremo l’autorità giudiziaria senza fare sconti a nessuno. Gli avvocati delle cause perse esercitino pure la loro attività perché evidentemente hanno qualche ragione per farlo, che francamente mi sfugge».

Il Comune di Roma va sciolto immediatamente

«Il Comune di Roma», dice a sua volta Fabio Rampelli, «dev’essere sciolto o per infiltrazioni mafiose o, come noi abbiamo sempre suggerito, per quelle gravi inadempienze amministrative che prevedono il commissariamento come prevede il Testo Unico Enti Locali. Non ci sono terze soluzioni, o soluzioni parziali. Fdi-An sostiene da sempre che per ridare legalità e dignità a Roma, il Comune debba essere sciolto per consentire ai cittadini di scegliere il nuovo sindaco. Non vogliamo assistere a relazioni prefettizie e a conseguenti decisioni del Consiglio dei Ministri basate sul calcolo politico. Ed è per questo che criteri di giudizio del governo e le linee guida sulle quali i prefetti costruiscono le relazioni devono essere improntati alla massima trasparenza e coerenza. Non può essere infatti che alcuni Comuni, senza alcun arresto di amministratori pubblici, vengano commissariati per gravi illegalità che nulla hanno a che spartire con le infiltrazioni mafiose, mentre altri Comuni con mezza giunta e consiglio- assessori, presidenti del consiglio, consiglieri e presidenti di municipio indagati o arrestati- siano graziati perché raccomandati».

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