Mafia capitale, Buzzi ai pm: «Soldi a tutti, da Marino a Zingaretti»

5 Ago 2015 12:53 - di Carlo Marini

I rapporti con le amministrazioni locali, le mazzette distribuite a politici di tutti gli schieramenti per aggiudicarsi gli appalti. In lunghi interrogatori Salvatore Buzzi, una delle figure di spicco di Mafia Capitale e numero uno delle coop a Roma, fa nomi di politici (dal sindaco Ignazio Marino al presindente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti) e ricostruisce il giro di mazzette con cui si assicurava le commesse. Verbali che compaiono oggi su alcuni quotidiani e da cui emerge l’intenzione di Buzzi di difendersi dalle accuse sostenendo di essere stato vittima di un sistema corruttivo. L’ex capo della Cooperativa 29 giugno, parlando dal carcere in Sardegna dove si trova detenuto dall’inverno scorso, elenca fatti, nomi e circostanze ammettendo però «che molte cose gli sono state raccontate da Luca Odevaine» (portato in Campidoglio dall’allora sindaco Walter Veltroni, che lo nominò addirittura suo vicecapo di gabinetto). Buzzi racconta dei rapporti con l’attuale giunta capitolina, guidata da Ignazio Marino. «Nell’anomalia del Comune di Roma – afferma – i 78 milioni di euro con Marino li decisero in maniera vaga addirittura senza appalto, quindi c’abbiamo questi meccanismi, capito? Cioè io le vorrei dire una cosa che sembra banale, i vuoti si riempiono, quindi se io non mi occupo delle cose il mio posto viene preso sicuramente da qualcun altro, quindi qual era il nostro problema quotidiano tutti i giorni? Era sbattersi tra la politica e tra i dirigenti, passare sui corridoi, assumere persone».

Buzzi racconta dei soldi ai fedelissimi di Zingaretti

Nel corso dei colloqui con i pm, Buzzi tira in ballo anche Zingaretti tornando sul maxi appalto per il Recup, il numero unico della sanità laziale, vicenda in cui compare anche un altro indagato: l‘ex capo di gabinetto del governatore, Maurizio Venafro. Buzzi, inoltre, individua in Peppe Cionci, «l’uomo di Zingaretti», come «la persona dei soldi». «Se uno deve fare una campagna elettorale – sostiene Buzzi – e se deve dare i soldi al comitato di Zingaretti si rivolge a Cionci, se devi dare i soldi a Marino, ti rivolgi a Cionci, tutti a Cionci. È un uomo abbastanza conosciuto a Roma». Infine il presunto braccio destro di Massimo Carminati racconta anche della vicenda legata all’acquisto della sede della Provincia. Buzzi, riportano alcuni quotidiani in edicola oggi, specifica di non avere conoscenza diretta della vicenda «non gli so dire tutti i passaggi, glieli dico così». «La sede della Provincia fu comprata da Parnasi con contratto di acquisto praticamente prima ancora di costruì l’immobile… Quindi viene bandita la gara, vince Parnasi, si incazza tanto con Caltagirone, tant’è vero che Il Messaggero fa campagna per giorni e giorni su questa storia, perché ovviamente Caltagirone se perde un metro cubo si arrabbia e anche perché Parnasi facendo questa operazione si salva dal fallimento. Operazione che vale 180 milioni di euro». La replica di Nicola Zingaretti non si fa attendere: «Non posso più accettare di essere vittima della macchina del fango messa in moto da Buzzi – scrive il presidente della Regione sul suo profilo Facebook – Non posso più accettare menzogne e bugie che tentano di delegittimarmi pubblicamente».

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