Il vescovo di Baghdad all’Europa: «Sbrigatevi o l’Isis vi conquisterà»

9 Lug 2015 18:00 - di Bianca Conte

Il vescovo di Baghdad non ha dubbi: il pericolo Isis incombe sempre di più; l’Occidente deve cominciare a reagire drasticamente o i miliziani jihadisti agli ordini del Califfato verranno a bussare anche alle porte d’Europa. È questo l’accorato appello che monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, rivolge attraverso le pagine del settimanale diocesano di Concordia-Pordenone, citato dal Sir, per far capire quali siano le condizioni di vita dei cristiani in Iraq e in Medio Oriente.

Il vescovo di Baghdad sull’Isis

«Fate qualcosa o l’Isis verrà a bussare anche alle vostre porte»: a lanciare l’allarme è monsignor Warduni, uomo di fede che ben conosce – per averla sotto gli occhi quotidianamente – la persecuzione vissuta dai cristiani nell’emisfero sempre più in mano alle milizie del terrorismo jihadista. «La situazione di tutti gli iracheni peggiora di giorno in giorno – ha tuonato il vescovo ausiliare di Baghdad –. Per tutti, dico. Però i cristiani devono pazientare molto di più: sono in costante calo. Siamo sempre di meno. E se si stima che fino a qualche anno fa i cristiani in Iraq fossero un milione e mezzo, da tempo ormai hanno cominciato a scendere: prima sotto il milione, poi ancora di più. Oggi siamo 350-400 mila». Nella vita di ogni giorno – prosegue Warduni – «viene reso impossibile il lavoro… E le uccisioni, e ancora di più i rapimenti, sono frequenti. Bisogna sempre essere prudenti, fare attenzione», ribadisce il vescovo che, se da un lato riconosce che è ancora possibile celebrare, dall’altro spiega che nel Paese «c’è libertà di culto, ma non libertà di coscienza». Significa, spiega, «che i cristiani possono farsi musulmani, i musulmani non possono farsi cristiani. Se un musulmano decide di farsi cristiano viene ucciso. Se un papà e una mamma cristiani si fanno musulmani i loro figli diventano in automatico musulmani».

Il j’accuse di monsignor Warduni

Il mondo – prosegue monsignor Warduni – è in colpa sul fronte Isis. Sta a guardare e non fa niente. Anzi, peggio. Gli vende le armi». Per il presule sono dunque «due» le «cose fondamentali e urgenti. Primo: dire insistentemente ai diplomatici di fare qualcosa, di prendere sul serio l’Isis perché non si può stare tranquilli. Ormai nessuno può esserlo. Prima o poi verranno a bussare alle vostre porte». Secondo: «Non vendere più le armi», dice per tre volte il vescovo ausiliare di Baghdad. «Questo è terribile: interessi economici, di soldi da incassare, più forti delle vite uccise e violate. Questo si trasforma in un terrore sempre più diffuso», fa notare il presule. Ad esempio, gli attentati in Francia, Belgio, Tunisia sono fatti che per il vescovo di Baghdad «parlano. Dicono al mondo intero un messaggio che il mondo e le autorità non sembrano recepire. Dicono che noi cristiani amiamo tutti in nome di Cristo. Ma che loro non sono così. Loro vogliono ucciderci, eliminarci ed essere gli unici. Vogliono cancellare noi, per esserci loro. E questo stanno facendo». Un messaggio forte a fronte del quale la notizia delle ultime ore, diffusa da fonti dell’intelligence locale, secondo cui il numero due dell’Isis in Afghanistan, Shahidullah Shahid, sarebbe stato ucciso durante un raid aereo nella provincia orientale di Nangarhar, appare come una esigua goccia nel mare insaguinato dell’Isis.

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