Vent’anni fa se ne andava Giovanni Artieri, figura di spicco del Msi

12 Feb 2015 16:47 - di Antonio Pannullo

Vent’anni fa, il 12 febbraio 1995, moriva a Santa Marinella, all’età di 91 anni, il conte Giovanni Artieri, giornalista,scrittore, storico, senatore nelle file del Msi. Artieri, nato nel 1904 a Napoli, fu senza dubbio una delle figure culturalmente più valide del Movimento Sociale Italiano, al quale approdò dopo una lunga militanza monarchica. Fu eletto senatore nella VI e nella VII legislatura, nel corso della quale passò a Democrazia Nazionale; era il febbraio del 1977. Le ragioni della sua scelta vanno ricercato probabilmente nel suo essere un liberale a tutto tondo e nella sua amicizia con Mario Tedeschi, direttore di Il Borghese, anch’egli monarchico. Nel 1971 Artieri era stato eletto consigliere comunale a Roma, dove si distinse per le battaglie in favore dei lavoratori della Cisnal, sostenendo anche in piazza le loro rivendicazioni. Artieri iniziò giovanissimo la sua carriera di cronista nel quotidiano di Napoli Il Mezzogiorno, fondato da Matilde Serao, per poi passare a Il Mattino di Luigi Barzini senior. Nel 1926, con Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte, partecipò al dibattito letterario italiano dando vita alla rivista Novecento e al movimento culturale Stracittà, frequentando i circoli liberali legati a Benedetto Croce. Successivamente, e per venti anni, fu inviato speciale della Stampa, per conto della quale seguì tutti i fatti più importanti degli anni Trenta e Quaranta, dalla guerra di Spagna a quell’Etiopia a quella della Finlandia, scrivendo reportage che sono entrati nella storia dei giornalismo di guerra. Nel 1953 effettuò poi un “giro del mondo” durato undici mesi. Intanto nel 1944, insieme con Renato Angiolillo, fondò Il Tempo di Roma. Lavorò con Leo Longanesi al Borghese e nel contempo scrisse una trentina di libri, molti legati alla sua città, Napoli, e altri di storia. Celebre e importante la sua trilogia partenopea: Napoli nobilissima, Funiculì funiculà e La quinta Napoli. Altre opere riguardano Mussolini, la Repubblica Sociale Italiana, la guerra d’Africa, la storia della monarchia. La sua ultima fatica fu il volume, del 1995, anno della sua morte, Le guerre dimenticate di Mussolini: Etiopia e Spagna. E a proposito della monarchia, Artieri fu tra gli storici che parlarono dei gravissimi quanto dimenticati incidenti di Napoli all’indomani dei risultati del referendum tra monarchia e repubblica del giugno 1946. Come si ricorderà, Napoli dette alla monarchia l’83 per cento dei voti; quando si sparsero le voci sui brogli per far vincere la repubblica, Napoli – ma anche altre città – insorse. Vi furono scontri cruenti, il più grave dei quali è quello cosiddetto della strage di via Medina, quando le forze dell’ordine del ministero dell’Interno spararono sulla folla di dimostranti monarchici causando ufficialmente 9 morti e 150 feriti. Artieri parla però di un totale di 47 morti. Anche queste repressioni sono state taciute sia dai mass media sia dalla storia, ma rimasero vive per molti anni nel cuore dei napoletani. Alcuni anni prima della sua morte, insieme con la moglie sposata nel 1932, la scrittrice Ester Lombardo, Artieri si trasferì a vivere nella sua villa di Santa Marinella, La Fronda, che la sua famiglia possedeva dal 1920. Ester Lombardo, che negli anni Trenta fu fondatrice  direttrice della rivista Vita Femminile, si spense nella cittadina marittima nel 1982. Nel 2005, a dieci anni dalla morte di Artieri, Santa Marinella gli volle dedicare una via in riconoscimento del suo spessore culturale e del suo amore per il centro balneare. Artieri lasciò oltre ai suoi libri, soprattutto la sua testimonianza di uomo politico di saldissimi e altissimi principi, di altro secolo e di altro stampo, ma che nel Movimento Sociale Italiano trovarono la loro dimensione e collocazione, in una società che si andava sgretolando dal punto di vista sociale e morale. Giovanni Artieri fu uno degli uomini che onorarono la fiammo tricolore.

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