Marò, l’India valuta una nostra proposta: la solita presa in giro?

19 Dic 2014 10:28 - di Priscilla Del Ninno

Marò: dopo tre anni finalmente l’India ha ammesso, per la prima volta, di «avere allo studio» una proposta italiana per la soluzione della vicenda dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: a rivelarlo una risposta scritta inviata al Parlamento dal ministro degli Esteri, Sushma Swaraj. L’iniziativa sembrerebbe avere preso il via da una interrogazione sulla vicenda dei militari italiani bloccati in India presentata al governo da due membri del Partito comunista indiano (Cpi) del Rajya Sabha (la Camera alta del Parlamento), M.P.Achuthan del Kerala e D.Raja del Tamil Nadu. In essa si chiedeva «se è un fatto che il governo italiano ha cercato una soluzione consensuale alla vicenda da tempo in sospeso dei due militari italiani accusati di omicidio di due pescatori indiani nel 2012 al largo delle coste del Kerala». E, in caso di risposta positiva, si intendeva sapere «a che punto è il caso oggi e quale è la reazione del governo indiano alla proposta del governo italiano su di esso». Nella risposta scritta inviata successivamente al Parlamento, il ministro Swaraj si è limitato a rispondere sinteticamente «sì» alla prima domanda e sostenuto, riguardo alla seconda, che «la questione è attualmente all’esame della Corte suprema dell’India. Mentre la proposta del governo italiano sarebbe contestualmente «all’esame del (nostro) governo».

Tra arbitrato e strani pasticci

Sul fronte del nostro governo, invece, l’ennesimo di centrosinistra alle prese – fin qui inconcludenti – con l’interminabile questione marò, dopo l’«erroraccio» di Matteo Renzi, si incassa l’apertura arrivata da Nuova Delhi: il primo spiraglio di luce in fondo a un tunnel buio pesto. Un buio che avvolge i nostri due militari da ormai quasi tre anni, da quel giorno di febbraio del 2012 in cui sono stati accusati dell’omicidio di due pescatori scambiati per pirati. Un errore di valutazione, dunque, ha segnato l’inizio del dramma. Un errore di valutazione ha rischiato di compromettere la possibilità di un epilogo a breve, stavolta commesso da Matteo Renzi, tratto in inganno, solo a metà novembre scorso, da un colloquio intercorso con il presidente indiano Narendra Modi, con il quale il premier invece di parlare di arbitrato internazionale avrebbe considerato un’ipotesi alternativa di trattative informali (che avrebbero implicato l’intervento dei servizi segreti?), inconsapevole però del fatto che la giustizia indiana è indipendente dal governo, e dunque responsabile di un ulteriore dilazione sul caso.

La speranza di un ritorno a breve?

Errori reiterati. Cavilli amplificati. Ipotesi al vaglio. Valutazioni all’esame. Il caso marò ci ha insegnato ormai da quasi tre anni a dilatare il tempo fino all’inverosimile, tanto che oggi, mentre ancora non si è formalmente deciso a quale giurisdizione affidare l’esame giuridico del caso, e dunque in base a quale codice di procedura processare i due militari italiani, si studia la possibilità di una soluzione consensuale e si accoglie favorevolmente lo spiraglio aperto dall’India su questa incredibile vicenda. Uno spiraglio arrivato dopo la bocciatura delle richieste mosse dai legali di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre di trascorrere le festività natalizie in famiglia, in Italia. L’augurio, allora, è che possa realmente esserci un loro tempestivo rientro per Natale. La speranza è che il biglietto per il ritorno a casa sia di sola andata.

 

 

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