Fabbriche-lager di cinesi, nuovi sequestri a Napoli e Modena

5 Dic 2014 14:57 - di Robert Perdicchi

Sette opifici clandestini gestiti da cinesi, nei quali loro connazionali lavoravano, mangiavano e dormivano in condizioni che gli investigatori hanno definito “disumane”, sono stati scoperti e sequestrati dai Carabinieri in un’operazione contro il lavoro sommerso e l’inquinamento nei comuni dell’hinterland vesuviano, nel Napoletano. I titolari degli opifici, in tutto 17 persone di cui 15 di nazionalità cinese – si apprende dagli stessi Carabinieri – sono stati denunciati.

Un lager nascosto nei garage

I reati ipotizzati, a vario titolo, nei riguardi dei titolari degli opifici denunciati in stato di libertà sono violazione delle norme sulla sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro, sulla regolarità contrattuale, nonché sullo smaltimento di scarti di lavorazioni tessili. L’operazione è stata condotta dai Carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata (Napoli) e del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Napoli e ha portato al controllo di numerose attività produttive e commerciali, soprattutto di piccole dimensioni. Sono state contestate un centinaio di violazioni a norme penali (per un importo complessivo che supera i 500mila euro) e circa 50 sanzioni amministrative. Sono stati inoltre sequestrati una pasticceria e un ristorante di fortuna abusivi, oltre a una rivendita di occhiali irregolare.

 Altri caso anche a Modena

Nelle stesse ore in cui venivano scoperte le fabbriche-lager nel vesuviano, anche nella zona di Modena avveniva altrettanto, con la scoperta di due attività gestite da cittadini cinesi nel comune di Concordia sulla Secchia. I controlli sono stati eseguiti insieme ai Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro di Modena su un laboratorio tessile in cui sono stati sorpresi a lavoro 10 operai cinesi di cui 4 privi di un regolare contratto di assunzione. Al proprietario è stata inflitta una multa di circa 8.000 euro e l’attività sospesa finché gli operai non saranno regolarizzati e la contravvenzione pagata. Gli ambienti erano particolarmente disordinati ed angusti anche se è emerso che i lavoratori non dimorano negli stessi locali ma in appartamenti limitrofi, risultati comunque salubri.

 

 

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