L’appello di Papa Francesco per i cristiani perseguitati nel mondo

12 Nov 2014 13:37 - di Elsa Corsini

«Hanno diritto di trovare nei propri Paesi sicurezza e serenità, professando liberamente la nostra fede. E adesso, per tutti i cristiani perseguitati perché cristiani, vi invito a pregare il Padre Nostro». È un appello accorato per una «vasta mobilitazione di coscienze» quello di Papa Francesco, pronunciato al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro prima dei saluti ai gruppi italiani. «Con grande trepidazione – ha detto – seguo le drammatiche vicende dei cristiani che in varie parti del mondo sono perseguitati e uccisi a motivo del loro credo religioso». L’appello ricalca e rafforza altri interventi personali del Pontefice e della sua diplomazia, non ultimo quello del cardinal Jean Louis Tauran, lo scorso 6 novembre, dopo l’uccisione in Pakistan di una coppia di sposi cristiani, genitori di 4 figli, arsi vivi perché accusati di blasfemia.

Libertà religiosa a rischio

Il Pontefice ha voluto tenere alta l’attenzione sulla drammatica attualità che vede la libertà religiosa a rischio in molte parti del mondo, dal Medio Oriente all’India, dall’Iraq ai paesi africani, al Pakistan, dove  si sta consumando un vero e proprio genocidio e le minoranze cristiane, a qualunque confessione appartengano, sono vittime di sanguinose persecuzioni. Nel sedicente califfato i jihadisti  arrivano a marchiare con una N come Nazareni le case dei cristiani, costretti a fuggire in massa. «Sento il bisogno – ha aggiunto il Papa –  di esprimere la mia profonda vicinanza spirituale alle comunità cristiane duramente colpite da una assurda violenza che non accenna a fermarsi, mentre incoraggio i Pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza».

La mobilitazione delle coscienze

Nel quasi totale silenzio dell’Occidente ogni anno tra i 100mila e i 160mila cristiani vengono uccisi per il loro credo religioso, vittime del fanatismo islamico e dell’odio ideologico. Ancora una volta papa Bergoglio si è rivolto a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale, come pure a tutte le persone di buona volontà, affinché si intraprenda una vasta mobilitazione di coscienze a favore dei cristiani perseguitati.  Nella catechesi è tornato a parlare del ruolo dei pastori nella Chiesa, sottolineando che essi possono imparare «anche da coloro che possono essere ancora lontani dalla fede e dalla Chiesa». In spagnolo, infine, Bergoglio ha ricordato tanto gli accordi di pace raggiunti 30 anni fa dal suo paese, l’Argentina, con il Cile, grazie alla “volontà di dialogo”, quanto la recente tragedia dei 43 studenti sequestrati e bruciati in Messico, occasione per una denuncia del narcotraffico.

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