La Boldrini contro i residenti di Tor Sapienza: accogliete e state zitti

17 Nov 2014 15:16 - di Girolamo Fragalà

Eccola, Laura Boldrini. Mancava all’appello di tutte le anime belle della sinistra che si sono affannate a criminalizzare i residenti esasperati di Tor Sapienza, mettendosi in cattedra e dando lezioni di moralità. Eccola che si presenta all’Università di Tor Vergata per una lezione e per rimettere tutto in gioco. Con un giro di parole, buonismo venduto al mercato, dice elegantemente che i romani delle periferie hanno sbagliato. Non devono parlare, devono obbedire e quindi accogliere. E chissenefrega se poi subiscono soprusi, saranno fatti loro.

Le parole della “maestra”

Primo trucco, parlare di violenza da parte di chi protesta, così da mettersi subito dalla parte della ragione: «Non è con le contrapposizioni e tanto meno con la violenza che si risolvono i problemi», dice infatti la Boldrini. Secondo trucco, usare la Costituzione a proprio uso e consumo per togliere qualsiasi illusione a chi protesta: «Non esistono zone precluse ai princìpi della Costituzione, ai valori dell’accoglienza e della convivenza». In sostanza, non esistono zone che possono opporsi all’arrivo di immigrati, anche se questi poi si rendono protagonisti di vicende negative. Bisogna sistemarli e basta, tutti zitti, nessuno si permetta di alzare il dito e protestare.

Con gli occhi bendati

«Non è a causa della presenza dei migranti o dei rifugiati che siamo arrivati a questa tensione – aggiunge la Boldrini – ma è perché c’era già il degrado. E quando vi si sovrappone anche un elemento esterno, è difficile che questo venga assorbito. Queste cose purtroppo accadono. L’importante è mettere in campo i giusti antidoti della riqualificazione del territorio». Di conseguenza, di tutto ciò che raccontano i residenti, dai furti alle aggressioni, non è responsabile chi li commette (e cioè gli immigrati) ma la società in cui si sviluppano. Tesi da vetero-sinistra, sparare in aria per sviare l’attenzione. Tesi che finisce per far crescere la rabbia. Perché i residenti non vogliono essere presi in giro.

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