Il senso del partito

22 Ago 2014 12:09 - di Maurizio Gasparri

Oggi i partiti non vanno di moda. Ma quando la gente capirà quanti imbecilli sono in circolazione, soprattutto in Parlamento, rivaluterà i partiti come luogo di formazione e di organizzazione. Donato Lamorte è stato un uomo di partito nel senso più nobile del termine. E il suo partito è stato il Movimento sociale. Accettò con realismo la svolta di An senza particolari entusiasmi ma con intelligenza. Non fu certo entusiasta del Pdl, e pur aderendovi non si sbracciò per Fli in cui finì più per una sua lealtà che per convinzione, visse con serenità il suo impegno finale nella Fondazione An, più in linea con la sua storia. Ma voglio qui ricordare Donato come uomo del partito oggi che prevalgono gli imbecilli senza partito e senza storia. Donato è stato un0 che materialmente ha fatto il partito. Per decenni è stato lui a organizzare i palchi di Piazza del Popolo a Roma e ha dato alle stampe manifesti su manifesti per raccontare pensieri e battaglie della destra. Un organizzatore attento, meticoloso. Convegni, organi di partito, congressi, comizi. Ogni cosa passava attraverso lui. “Chiamate Donato”, e lui metteva in moto la macchina che in realtà era sempre accesa. Sembra di parlare di cose superate e inutili. Ma i partiti fatti di idee e di passioni non sarebbero materialmente esistiti senza uomini come Donato. E se i leader avevano piacere di comunicare all’interessato una nomina, un nuovo incarico, una candidatura ambita, davano per lo più a Donato il compito ingrato di comunicare rimozioni, commissariamenti, bocciature. Lui, con santa pazienza, chiamava, assorbiva proteste, leniva e sopiva. Negli anni tragici dei nostri caduti era a Donato che toccava il duro compito di affrontare quei momenti laceranti con i familiari. Ad organizzare quanto si doveva tra animi frementi e voglia disperata di non accettare quel massacro.

Donato c’è sempre. Di giorno e di notte. L’immagine che ho di lui è soprattutto quella in via Alessandria, la sede romana del Msi-Dn per lungo tempo. La sera con Teodoro chiudevamo la giornata in via Sommacampagna e passavamo lì, per un bilancio della giornata, per parlare di quel che c’era da fare, un corteo, una campagna elettorale o la dura fatica di resistere aggrediti da troppi. Donato c’era sempre. Con Ostilio ed altri. Gallitto era il federale, Almirante in Via Quattro Fontane, il capo, il leader. E spesso noi ventenni finivamo a cena ospiti di Donato nelle trattorie dei quartieri. Donato, uomo di passione ideale, fu il motore perenne di mille appuntamenti. Come non ricordare la suddivisione degli oratori nelle varie sezioni chiamate a discutere con il titolo, non fantasioso: “L’attuale momento politico”. I comizi di quartiere dove Donato faceva arrivare puntuale l’auto con agganciato un palchetto dal quale in tanti arringavano la gente di Piazza Bologna, di Viale Marconi o di Monte Mario. C’era metodo, coraggio, organizzazione, attenzione ai giovani che mostravano più capacità. Oggi è tutto un social network, i figli dei nostri militanti di allora in qualche caso finiscono addirittura in Parlamento dalla parte sbagliata a inneggiare ai tagliagola. Noi abbiamo imparato invece da uomini come Donato. Che spesso richiamava “il senso del partito”, un senso cioè di appartenenza, una disciplina da vivere indipendentemente dal variare delle forme e delle sigle. E tante volte Donato generosamente mi riconosceva questo senso, che in lui era assoluto. Un modo di intendere le cose che agli imbecilli sembrerà assurdo. E invece siamo noi, che molto abbiamo appreso da Donato Lamorte, i giusti.  E a te Donato dedicheremo momenti di ricordo tra quei ragazzi di oggi che non finiscono la loro giornata in via Alessandria ad apprendere il senso del dovere da buoni maestri. Si divertono più di noi di quegli anni di piombo. Ma non sanno cosa si sono persi. Il senso di una epopea. E quando eletto in più regioni nel 2006 optai per la Calabria. Fu per me una gioia cedere a lui il seggio che avevamo conquistato nella sua Basilicata. Avrebbe meritato ben prima il Parlamento. Ma a differenza di tanti non aveva mai sgomitato.

Sei stato maestro anche in questo. Ciao Donato, non ti dimenticheremo.

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