Raccontare balle sul centrodestra aiuta a far carriera. E non solo ai clown della satira

18 Mar 2014 18:30 - di Francesco Signoretta

Buttiamola là, una frase a effetto. Mettiamoci un po’ di pepe, così da renderla più stuzzicante. E costruiamoci sopra una vicenda, un retroscena, sicuri che poi si diffonderà a macchia d’olio. È stata questa e continua ad esserlo la strategia d’attacco di alcuni organi di stampa contro il centrodestra. Ed è stata la stessa strategia d’attacco usata da comici (o presunti tali) che – con la scusa della satira – hanno insultato molte parlamentari arrivando a illazioni sessuali, nel silenzio delle paladine del femminismo nostrano. L’obiettivo è il killeraggio dell’avversario, attuato attraverso la demolizione dell’immagine. È un altro storico vizietto della sinistra che, dal dopoguerra a oggi, ha cercato di infangare chiunque desse fastidio, cercando di far passare Giorgio Almirante per un fucilatore, Achille Lauro per un teorico del voto di scambio (una volta hanno raccontato che regalava scarpe, un’altra volta che regalava spaghetti), fino ai giorni nostri, con gli obiettivi variabili, da Scajola ad Alessandra Mussolini e alla Gelmini, tanto per citare qualche esempio eclatante. È chiaro però che le favole più clamorose vengono costruite sul nemico numero uno, Silvio Berlusconi. Il punto, però, non è la falsità di un retroscena o di un sentito dire, ma la correttezza, perché se il confronto non ritrova la correttezza si scivola nelle tentazioni grilline, nella politica delle battutacce sul web, delle foto taroccate su Facebook. Un errore clamoroso, commesso dalla sinistra mediatica. Proprio per questo ha un certo rilievo lo sfogo di Berlusconi: «Ormai ogni giorno leggo sui quotidiani mie frasi virgolettate, miei pensieri riportati, scenari che riguardano il mio movimento politico, tanto lontani dalla realtà da procurarmi sentimenti di invidia, mai provati in vita mia, per la fantasia dimostrata dai redattori di tali articoli. Di questo passo – osserva il presidente di Forza Italia – i principali organi di informazione del Paese si trasformeranno presto e definitivamente in saggi di fantascienza tali da fare concorrenza ai più noti romanzieri del genere. Nel vostro interesse, per il bene dell’informazione, per favore, basta!». Il rischio è che i soliti noti faranno passare queste parole per un altro editto bulgaro, un altro tentativo di mettere il bavaglio. Per poi tornare al punto d’inizio. E a un’altra favoletta piccante.

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