Pene severe contro il femminicidio: rush finale in Senato e via libera tra le polemiche al decreto legge

11 Ott 2013 14:15 - di Priscilla Del Ninno

Sì definitivo dell’Aula del Senato al decreto legge che contiene le misure per il contrasto del femminicidio. Il testo è stato approvato a Palazzo Madama con 143 sì e 3 no. Lega, M5S e Sel non hanno partecipato al voto. Un dl approvato al fotofinish tra le polemiche, con il fiato sul collo della scadenza imminente del 14 ottobre. Il disegno di legge sul femminicidio arriva all’approvazione dell’Aula del Senato accompagnato da polemiche bipartisan e dal rituale ostruzionismo istrionico dei grillini. Il caso esplode sostanzialmente da una contestazione trasversalmente condivisa in merito ai tempi dell’approdo del dl per l’esame di Palazzo Madama: il testo, che è stato licenziato nei giorni scorsi alla Camera, scadeva il 14 ottobre, dunque il suo esame è stato effettuato praticamente al fotofinish. Il clima era teso: senatori indispettiti con i deputati, che hanno inviato all’Aula il decreto legge per il contrasto al femminicidio a ridosso della scadenza, e quindi in condizione di non poter apportare alcuna modifica alla stesura, se non determinandone la decadenza. «Eravamo davanti all’alternativa se convertire un testo che ci è arrivato il 9 ottobre e scadeva il 14, malgrado ci siano degli errori, o lasciarlo decadere», ha sottolineato in merito alla tempistica stringente il presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma (Pdl). «Ci sono pochi precedenti di decreti in prima lettura mandati al Senato alla vigilia della scadenza», ha ribadito a sua volta rimarcando la fretta in cui si è stati costretti a lavorare, il capogruppo del Pdl Renato Schifani, che poi ha concluso il suo commento ammonendo: «Non si verifichi più: se questa volta, data la delicatezza del tema, abbiamo votato il decreto, per il futuro ci riserviamo di valutare caso per caso». Ma i malumori legati all’esame del dl che contiene le norme per il contrasto al femminicidio non si esaurivano con la questione tempo: e se cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia, dal fronte del Pd la presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, ha criticato la situazione puntando il dito contro «la presenza di norme disomogenee» nel decreto legge «in violazione dei principi della Costituzione». Richiami all’ordine e contestazioni congelate – ma non destituite di fondamento – dall’intervento in aula del presidente Piero Grasso il quale, in apertura dei lavori si è limitato a liquidare la questione sui tempi sostenendo che «la presidenza del Senato ha compiuto tutti i passi necessari per evitare» l’approdo in Aula a ridosso della scadenza del decreto legge sul femminicidio, in una condizione da non consentirne alcuna modifica a Palazzo Madama, ma anche esortando a «fare un po’ di autocritica: cerchiamo di mandare anche noi i provvedimenti in tempo utile alla Camera per consentirle di avere i tempi giusti per valutarli», ha concluso Grasso. Come a dire, dopo il miracoloso goal dell’approvazione: uno a uno e palla al centro.

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