Sta venendo giù la Repubblica. Ma dopo Letta probabilmente ci sarà ancora Letta

11 Lug 2013 14:28 - di Gennaro Malgieri

Si ha l’impressione che qualcosa stia per accadere, sapendo, comunque, che nulla accadrà. E’ una sensazione di spaesamento, di confusione , di incertezza, talvolta di paura. Sta venendo giù la Repubblica e le nostre vite è come se fossero separate dagli avvenimenti pubblici. Se non sfogliassimo i giornali e non guardassimo la televisione neppure avremmo la percezione del crollo che in corso. E ciò è tanto più grave se si pone mente alla separazione ormai da tempo consumatasi tra il Paese reale e quelle legale. Che il Parlamento dia il peggio di sé, che la magistratura (per fortuna non nella sua totalità) si comporti come un contropotere incurante degli effetti di talune decisioni temporalmente discutibili e sostanzialmente dirompenti, che il Governo tocchi il fondo dell’immobilismo, che le forze politiche stiano per far saltare il banco pur di andare al più presto, perfino con la legge vigente, alle elezioni, sembrano “cosucce” che non meritano l’attenzione della gente. E’ come se gli italiani fossero rassegnati al peggio: non possono fare altro che attendere, senza sapere che cosa.

Non c’è niente di peggio nella vita pubblica di un Paese che la disperazione come condizione ordinaria. E nulla vale a risollevare il morale della nazione che ascolta promesse e proclami degni di una guerra civile strisciante, mentre scivola morbidamente verso il caos istituzionalizzato al culmine del processo di rottura della legalità repubblicana segnato dal conflitto aperto tra i poteri costituzionali.

La delegittimazione della politica, dopo anni di sterili tentativi di rimettersi in piedi, alla fine di un ventennio segnato da speranze che sono andate affievolendosi poco a poco fino a scomparire del tutto, lascia un vuoto incolmabile per l’assenza totale di punti di riferimento. Un tempo c’erano i partiti che, pur con tutti i limiti, sfornavano classi dirigenti in grado di superare momenti difficili, basta pensare al terrorismo. Essi esprimevano culture, progetti, programmi, addirittura visioni del mondo a cui aggrapparsi offrendo  orientamenti e speranze. Oggi non c’è nulla che possa far pensare ad una risalita della corrente; mancano personalità capaci di parlare al popolo e farsi ascoltare senza pregiudizi, indicando una strada, una possibile via d’uscita. Quando il Parlamento, al culmine di una crisi profonda, di un impaludamento mortale per le istituzioni, si è trovato nell’impossibilità di eleggere un capo dello Stato ha dovuto, irritualmente, far ricorso all’uscente ottantasettenne pregandolo di non andar via, di resistere, di assumersi la responsabilità di stare ancora un po’ sulla tolda di una nave in preda ai marosi.

E’ questo vuoto che ci opprime riempito (si fa per dire) dalle grida di  demagoghi da quattro soldi che vagano per ambulacri dei quali ignorano tutto, come se stessero in una polverosa Disneyland. Mentre chi, poco più di loro, “esperto” di cose politiche sembra aver smarrito le ragioni della sua presenza si aggrappa al feticcio della Costituzione ben sapendo che essa non è più in grado di “proteggere” la Repubblica perché si è infranto il patto che la sorreggeva fondato sulla separazione dei poteri e sull’ordinato svolgimento dialettico dei rapporti tra gli organi dello Stato.

Non sappiamo quanto sia probabile, come si vocifera in queste ore, che il presidente Napolitano stia prendendo in considerazione l’ipotesi di dimettersi a fronte dell’unanime richiesta di tornare a votare: non ha nessuna intenzione di sciogliere le Camere sapendo che il Porcellum minerebbe la legittimità del prossimo Parlamento. E se proprio non dovesse lasciare il Quirinale è probabile che accetterebbe le dimissioni di Letta, lo reincaricherebbe e lo manderebbe nuovamente davanti al Parlamento al solo scopo di riformare la legge elettorale e poi chiudere definitivamente la partita. Con Letta alla guida del centrosinistra o, più probabilmente, di un rassemblement più vasto comprendente anche esponenti del centrodestra che attualmente fanno parte del governo.

Uno scenario per niente rassicurante, ma nessuno al momento è in grado di prefigurarne un altro.

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