Fli accetta le dimissioni di Fini. A Menia le redini della riorganizzazione politica

9 Mag 2013 10:16 - di Romana Fabiani

L’assemblea nazionale di Futuro e libertà, svoltasi ieri, ha «accettato» le dimissioni di Gianfranco Fini e ha dato mandato al coordinatore nazionale Roberto Menia «di assumere tutte le iniziative politico-organizzative che riterrà opportune». Questo l’esito del delicato incontro  (che si è tenuto nello studio dell’avvocato Consolo) finalizzato ad avviare la fase due dopo il pesante insuccesso elettorale. Il presidente della Camera uscente si è assunto in prima persona «ogni responsabilità morale» per come sono andate le cose. «Non servono capri espiatori – ha detto – né puntare il dito su questo, quello o quell’altro errore organizzativo non basta a spiegare un risultato catastrofico, c’è stata una traversata nel deserto non ripagata dagli elettori e che dunque ha fallito». A Menia, un passato nel Msi e in An poi entrato nel nuovo partito all’indomani della frattura con Berlusconi, vengono affidate le redini dell’organizzazione della nuova iniziativa politica che punta a una fase costituente per «tutta la Destra italiana.  «Nella consapevolezza – si legge nel documento finale –  che serviranno scelte chiare e coraggiose, senza nulla concedere a nostalgie e personalismi, ma con la convinzione che sia un obiettivo raggiungibile fin dalle elezioni europee del 2014; per consentire a tanti elettori oggi disorientati, politicamente dispersi se non apolidi, di ritrovarsi insieme nel nome dell’interesse nazionale e dell’amore per l’Italia». La prospettiva è quella di mettere mano a una formazione per concorrere all’elezione dei parlamentari di Strasburgo. Insomma, per i finiani, è giunto il momento di avviare la ricomposizione della Destra che oggi si presenta polverizzata. Proprio per questo «saranno già le prossime settimane – si legge nel documento finale – a dimostrare se Pd e Pdl sono davvero coscienti che, nella condizione pre-comatosa in cui si trova il nostro sistema politico-istituzionale, anteporre ancora interessi di partito o addirittura di corrente a quelli generali equivale ad un definitivo suicidio politico. Privilegiare l’interesse nazionale, e agire di conseguenza, rappresenta oggi il primo dovere per chiunque crede nell’impegno politico. Non c’è però tempo da perdere». Ora toccherà al triestino Menia individuare le prossime mosse e la direzione nella quale avviare contatti, sinergie, e intese con chi ci sta. Forse non tutti i partecipanti a Futuro e Libertà della prima ora.

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