Commissioni: il Pd viola i patti col Pdl sulla giustizia, trema il governo. Rissa Sel-grillini sulle poltrone

7 Mag 2013 17:34 - di Luca Maurelli

C’è accordo, quasi su tutto. Ma quel “quasi” aleggia come una bomba sul futuro del governo Letta. A dispetto degli impegni presi dal Pd, infatti, la casella della Commissione Giustizia del Senato è rimasta vuota perché al candidato del Pdl, Nitto Palma, su cui era stato costruito l’accordo bipartisan per l’intero scacchiere, sono mancati i voti dei Democratici nelle prime due votazioni. Non proprio un dettaglio, anche perché la decisione del Pd di votare scheda bianca è scaturita da una precisa logica politica, altro che franchi tiratori. La conferma arriva dalla dichiarazione di Felice Casson, che sembra soddisfatto dall’esito della votazione: «Domani dalla terza votazione noi voteremo un nostro candidato. Un accordo politico? Evidentemente non c’era», risponde Casson. Si scherza col fuoco, però, perché alla Camera la Commissione Giustizia è andata a un esponente del Pd, Donatella Ferranti, proprio sulla base dell’intesa col Pdl.  I 12 voti ottenuti dall’ex ministro della Giustizia del governo Berlusconi nella prima e i 13 nella seconda non sono stati dunque sufficienti a farlo eleggere, visto che  maggioranza sarebbe dovuta essere di 14. La reazione di Renato Schifani non lascia presagire niente di buono per il governo: «È stato un atto poltiico, ognuno si assumerà le proprie responsabilità». «Quanto accaduto è inaccettabile. È chiaro ora a tutti chi viola i patti e chi li rispetta. Il Pdl è un partito serio. Il Pd è il regno del caos», stigmatizza il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri.

Eppure in questa distribuzione di cariche bipartisan, la parte del leone l’ha fatta comunque il Pd che alla Camera ha ottenuto otto presidenze, Pdl cinque e Scelta civica una. Al Senato al Pd sono andate sette presidenze, al Pdl sei e a Scelta civica una.

Alla Camera la commissione Affari costituzionali va a Francesco Paolo Sisto (Pdl), la commissione Giustizia a Donatella Ferranti (Pd), la commissione Esteri a Fabrizio Cicchitto (Pdl), la commissione Difesa a Elio Vito (Pdl), la commissione Bilancio a Francesco Boccia (Pd), la commissione Finanze a Daniele Capezzone (Pdl), la commissione Cultura a Giancarlo Galan (Pdl), la commissione Ambiente a Ermete Realacci (Pd), la commissione Trasporti a Michele Meta (Pd), la commissione Attività produttive a Guglielmo Epifani (Pd), la commissione Lavoro a Cesare Damiano (Pd), la commissione Affari sociali a Pier Paolo Vargiu di Scelta civica , la commissione Politiche Ue a Matteo Bordo (Pd), il Democratico Luca Sani alla Commissione Agricoltura.

Al Senato il nuovo presidente della Commissione Ambiente è Giuseppe Marinello del Pdl, al  senatore del Pdl Altero Matteoli va la presidenza della Commissione Lavori pubblici-Tlc, il  presidente della Commissione Industria del Senato è Massimo Mucchetti del Partito Democratico, la commissione Affari costituzionali va ad Anna Finocchiaro (Pd), la commissione Esteri a Pier Ferdinando Casini (Sc), la commissione Difesa a Nicola Latorre (Pd), la commissione Bilancio ad Antonio Azzollini (Pdl), la commissione Finanze a Mauro Marino (Pd), la  commissione Cultura ad Andrea Marcucci (Pd), la commissione Agricoltura a Roberto Formigoni (Pdl), la commissione Lavoro a Maurizio Sacconi (Pdl), la  commissione Sanità a Emilia De Biase (Pd). Resta da definire la commissione Politiche Ue, dove il candidato è Vannino Chiti (Pd). La giunta per le autorizzazioni a procedere va invece a  Fratelli d’Italia, con Ignazio La Russa, mentre il Movimento Cinque Stelle  denuncia un accordo segreto tra FdI e Pdl per una poltrona che spetta all’opposizione, che in effetti sta all’opposizione. Ma i grillini, che ottengono la presidenza della giunta per le elezioni e chiedono la Vigilanza Rai e il Copasir, dovrebbero spiegare perché sono loro al centro delle accuse di Sinistra Ecologia e Libertà, che parla di “poltronismo”: «Ci aspettavamo il rispetto da parte del M5S dell’accordo tra le opposizioni. Lo hanno rifiutato e si sono presi tutto, accaparrandosi le poltrone di vicepresidente e segretario in tutte le commissioni della Camera», attacca Gennaro Migliore. Per la serie, chi è senza peccato scagli la prima poltrona.

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