“Stipendiopoli” in Provincia? Bufera su Zingaretti

12 Feb 2013 18:49 - di Guglielmo Federici

Paradossi. «Rivoluzione della trasparenza per offrire ai cittadini la possibilità di controllare direttamente ogni passaggio della vita amministrativa». L’incipit del programma  del candidato governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, non potrebbe essere più imbarazzante ora che si trova coinvolto nel filone d’inchiesta che riguarda 18 consiglieri provinciali che avrebbero ideato un meccanismo truffaldino alle spalle dei cittadini: secondo l’esposto consegnato dai Radicali alla Procura di Roma, questi si sarebbero  fatti assumere da società compiacenti (anche di familiari) il giorno stesso della loro candidatura alla Provincia. Perché? Esiste un meccanismo previsto dalla legge che consente ai datori di lavoro di far gravare sull’ente stipendi e contributi per gli eletti. Tra questi, chiamato ora a dare spiegazioni c’è anche lui, sì Zingaretti, l’uomo della trasparenza. È stato l’avvocato Giuseppe Rossodivita, radicale, candidato presidente della lista Amnistia giustizia libertà a presentare l’esposto. Zingaretti «sarebbe stato assunto dall’associazione Comitato Provvisorio Pd Lazio, retribuzione ottomila euro mensili, proprio il giorno prima del 16 febbraio 2008, data in cui comunicava la sua candidatura a presidente della Provincia», dichiara in una nota Maurizio Berruti, consigliere del Pdl. Per la legge, dunque, era Palazzo Valentini a pagare, con i soldi dei cittadini. Uno scandalo. Il Pdl capitolino insorge. «Non vogliamo più immaginare Zingaretti, lo vogliamo vedere. E ascoltare. Non può sottrarsi dallo spiegare la sua assunzione che ha costretto poi l’ente a pagare con soldi dei cittadini contributi e Tfr per circa centomila euro», denuncia il capogruppo Pdl al Comune di Roma Luca Gramazio, commentando la notizia data per primo dal Corriere on line. «Zingaretti si assuma, finalmente, una qualche responsabilità e ci dica come stanno le cose: la “stipendiopoli” denunciata dai Radicali è fondata, politicamente, o no?», s’indigna  Barbara Saltamartini. Certo, ci vuole cautela, «siamo certi che la Procura sarà molto attenta nel valutare questa denuncia che apre, comunque, uno scenario inquietante sui bancomat a disposizione del Pd, dopo quello di Mps». Zingaretti dichiara di voler denunciare i Radicali per diffamazione e rimanda a un sito con la sua dichiarazione dei redditi on line, ma non basta. «È una vicenda abbastanza imbarazzante e antipatica. Vorrei evitare di cavalcarla», dice Storace, «però lui deve essere un po’ più chiaro. Io voglio porre alcune questioni e sapere se ho davanti un competitore che quando parla di legalità e trasparenza fa sul serio». «Io voglio sperare che non sia vero quello scritto dai Radicali nell’esposto e che Zingaretti sia a posto. Certo emerge che Zingaretti non ha mai lavorato un giorno in vita sua…»

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