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Alla faccia della marcia contro la violenza sulle donne di Non una di meno, ecco uno dei cartelli “soft” del corteo di ieri…

Sceneggiatura militante, poi?

“Ridacci Vanoni in cambio di Meloni”: ecco la lotta trans-femminista alla violenza sulle donne. Con buona pace delle testimonial vip in corteo, Cortellesi e Foglietta

L'altra faccia della manifestazione di Roma di ieri di Non una di meno: slogan di odio contro la premier (la denuncia di Paolo Trancassini). Intimidazioni con cartelli bruciati e cori contro "Pro Vita&Famiglia" (e sede presidiata dalla polizia) e il dolore, la frustrazione e la denuncia della mamma di Pamela Mastropietro: «Mai una manifestazione per mia figlia, né per Desirè, né per tante altre vittime d’immigrati clandestini»...

Politica - di Chiara Volpi - 23 Novembre 2025 alle 11:37

Violenza sulle donne, al corteo di “Non una di meno” di ieri a Roma, sfilano ipocrisia dem e aggressività anti-governo: ecco a voi il dietro le quinte… Hanno un bel dire le “testimonal” vip che ieri si sono ritrovate sul set della manifestazione di “Non una di meno”, Paola Cortellesi e Anna Foglietta che, ripetendo dichiarazioni da copione ideologico e politicamente corretto (quanto scorretto nel disconoscere la battaglia che il governo, a più livelli e su più fronti) sta portando avanti da quando si è insediato, all’unisono hanno ribadito lo stesso pensiero…

Violenza sulle donne, la sceneggiatura “militante” delle “testimonial vip”

«Bisogna cercare di parlare di quante forme ha la violenza, oggi siamo qui perché è giusto esserci». Ha detto Paola Cortellesi, che ha sfilato al corteo contro la violenza sulle donne organizzata a Roma»… E sul finale: «Le affermazioni dei ministri Nordio e Roccella? Da cittadina arriva un po’ di sconforto. Se mi baso su queste parole sento che non c’è una voglia di andare avanti sull’educazione sesso affettiva nelle scuole che richiede tutto un altro tipo di società».

Da Cortellesi a Foglietta, il copione ideologico delle star del cinema

Una sceneggiatura che ripertica a suo modo anche Anche Foglietta che, nel pre-concentramento della manifestazione nazionale in Piazza della Repubblica a Roma, rilancia lo stesso leitmovit anti-esecutivo: «Credo che il percorso sullo sradicamento della violenza di genere è un percorso che deve essere portato avanti responsabilmente da tutti», esorta. Per chiosare poi con l’ennesima battuta di dissenso in scaletta: «Il governo si è espresso con parole che io personalmente non condivido».

Eppure, i presupposti su cui la manifestazione ha mosso i primi passi non sono stati proprio dei migliori. E, a ben vedere nel day after, nemmeno lo svolgersi dell’evento è stata proprio una passeggiata di salute all’insegna del buonismo. Non del tutto quanto meno. E ora vediamo perché.

«Ridacci la Vanoni in cambio della Meloni»: il vergognoso slogan in diretta tv

Dopo il vergognoso assaggio pre-corteo con l’ignobile slogan choc del collettivo Zero Alibi, rilanciato sull’account Instagram di Non Una di Meno Roma, con cui hanno postato un cartello che non lasciava spazio a interpretazioni: “–Femminicidi+Melonicidi”. E proprio quando si pensava che la misura fosse già colma… Ecco che il limite dell’accettabile sarebbe stato superato ancora una volta. Così, pronte a marciare gambe in spalla e cartelli in pugno, contro una “violenza patriarcale normalizzata” e varie e eventuali che vanno dalle “disuguaglianze crescenti” al quadro di sangue segnato dal dolore di 78 femminicidi, che la realtà dei fatti svela il volto più inquietante di certi attivisti/e.

La denuncia di Trancassini sui social: lascio «a voi le considerazioni»

Il bersaglio nel mirino? Neanche a dirlo, la premier Meloni: nuovamente vittima – e a distanza di poche ore tra la vigilia e l’avvio della marcia trans-femminista – al centro di un nuovo attacco esplicito e virulento vergato a chiare lettere su un cartello con la scritta «Ridacci la Vanoni in cambio della Meloni». Un manifesto di odio politico esposto da un partecipante al corteo a poca distanza da una giornalista del Tg3 in collegamento video. Un’immagine denunciata con un posta sui social dal deputato di Fratelli d’Italia Paolo Trancassini che, eloquentemente, ha lasciato «a voi le considerazioni». Sottolineando come un evento contro la violenza abbia ospitato un messaggio di tale tenore aggressivo, politico-personale.

Il dramma (e la denuncia) della mamma di Pamela Mastropietro

Un’immagine a cui fa da contraltare un’altra drammatica denuncia: quella di una madre,  Alessandra Verni la mamma di Pamela Mastropietro – protagonista di un momento di profondo dibattito e commozione che ha segnato la conclusione della manifestazione, quando la donna si è piazzata davanti al camion di testa in Piazza San Giovanni (punto d’arrivo del corteo), esprimendo tutto il suo dolore e la sua frustrazione.

«Mai una manifestazione per mia figlia»

«Vi ho cercato per tanto tempo», ha urlato la donna, dando il via a un breve confronto con le organizzatrici. A margine poi, la Verni ha spiegato all’Adnkronos le motivazioni del suo gesto: «Mia figlia è stata massacrata nel 2018 e non ho mai visto nessuna femminista fare una manifestazione né per Pamela, né per Desirè. Né per tante altre vittime d’immigrati clandestini. Mi fa arrabbiare molto che vengano considerati soltanto alcuni tipi di violenze». Un dialogo che, sebbene composto, ha messo in luce la percezione di una selettività nelle battaglie portate avanti dal movimento.

Le intimidazioni con cartelli bruciati e cori contro “Pro Vita”: «Squadrismo trans-femminista»

Infine, a corredo di tanto e tale contraddittorio sfilare e marciare, dichiarare e attaccare, arriva anche la denuncia di Pro Vita & Famiglia che, nel denunciare quanto accaduto, parla apertamente di «intimidazione squadrista». L’associazione ha raccontato che all’angolo con Via Merulana alcuni partecipanti al corteo hanno bruciato manifesti con i loghi di Pro Vita & Famiglia, accompagnando il gesto con cori minacciosi del tenore di: «Le sedi di Pro Vita si chiudono col fuoco, ma con i pro vita dentro sennò è troppo poco».

«Il gesto frutto di anni di demonizzazione orchestrata da una parte della sinistra»

L’associazione ha definito l’accaduto come la «conseguenza diretta di anni di demonizzazione orchestrata da una parte della sinistra. Da certi media. E dai collettivi Lgbtq+ che ci dipingono – spiega Pro Vita&Famiglia – come nemici delle donne. Quando invece difendiamo la vita dei bambini non nati, e la dignità della maternità». Sottolineando, contestualmente, l’ipocrisia di atti di odio e vandalismo in un giorno che dovrebbe essere dedicato esclusivamente alla condanna di ogni violenza.

Pertanto, la sede della Onlus ha dovuto essere presidiata dalla Polizia, al fine di sventare un potenziale attacco simile a quello che avvenne – ricordano – «il 25 novembre 2023, quando fu lanciato un ordigno solo per caso non esploso e furono distrutte le vetrine della sede». E alla fine della fiera, e del corteo, non possiamo non osservare come la manifestazione – partita male e finita (se possibile) pure peggio – abbia marciato contro la violenza al ritmo di intimidazioni. Minacce. Inquietanti esortazioni. Una contraddizione intrinseca che apre a una domanda che non possiamo non porci: ma per le trans-femministe e compagni, abusi e sopraffazioni vanno condannati solo se la vittima appartiene alla loro fazione? Lascio «a voi le considerazioni». E la risposta…

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di Chiara Volpi - 23 Novembre 2025