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Papa Leone e la catechesi del cinema: ecco i titoli della sua “Top four”

Palinsesto spirituale

Papa Leone: ecco i suoi film del cuore e la sua catechesi per immagini. Nella sua “Top four” anche “La vita è bella” di Benigni

Da Frank Capra a Roberto Benigni, il Pontefice rivela indicazioni e gusti che dicono molto sul suo amore per il cinema e sulla preferenza per le pellicole che svelano una sorta di "dottrina dello sguardo”. Al centro della selezione, allora, famiglia, elogio della resilienza e inni alla speranza

Cronaca - di Prisca Righetti - 12 Novembre 2025 alle 14:46

Papa Leone e i quattro vangeli del cinema: ecco la sua Top four con i film che spiegano il suo pontificato. E tra i titoli spunta anche La Vita è bella di Roberto Benigni… Da quando la notizia è uscita in rete non posiamo fare a meno di pensare che c’è un’immagine, in questi giorni, che da sola varrebbe una sceneggiatura: il successore di Pietro che si accomoda in platea – e non sul trono di velluto al centro della Sala Nervi – e non per un’omelia, ma per una vera e propria rassegna cinematografica. Sì, perché in vista del suo incontro di sabato in Vaticano con il mondo del cinema, Papa Leone XIV ha rivelato urbi et orbi un altro aspetto inedito della sua personalità, che dall’immagine di pastore delle anime, cede almeno per un istante il passo a quella del critico d’arte.

I film del cuore di Papa Leone

O meglio, a quella del cinefilo che, senza troppe sovra o sotto strutture, condivide apertis verbis una “Top Four” di titoli significativi che hanno in qualche modo segnato la sua formazione di appassionato della settima arte e di religioso. Questi i titoli: La vita è meravigliosa (1946) di Frank Capra; Tutti insieme appassionatamente (1965) di Robert Wise; Gente Comune (1980) di Robert Redford; La vita è bella (1997) di Roberto Benigni.

Non solo cinema, ma una catechesi per immagini e sceneggiature

Questi i film, e i temi, su cui verterà l’incontro di sabato con attori e registi, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, in collaborazione con il Dicastero per la Comunicazione ed i Musei Vaticani. Un evento, come anticipato, in calendario tra tre giorni, quando il Papa incontrerà in Vaticano il mondo del cinema.

I titoli scelti da Papa Leone: delle vere e proprie “bussole morali”

E dunque, a ben vedere, senza neanche leggere troppo tra le righe delle indicazioni, non si tratta di semplici film: ma di vere e proprie “bussole morali”. Di più: ognuna stigmatizza un capitolo simbolico di una catechesi del tutto laica… A partire dall’intramontabile cult americano firmato da Frank Capra nel 1946: La vita è meravigliosa.

L’archetipo, il manifesto. I titoli selezionati, da Frank Capra e Roberto Benigni

La pellicola – rigorosamente in bianco e nero come i cult movie ci insegnano essere – attraverso cui il regista ci insegna che, anche nei momenti più bui, l’esistenza di un uomo (il protagonista, George Bailey) si rivela un tesoro inestimabile per la comunità. Una chiara eco di quell’attenzione agli “ultimi” e all’interconnessione umana che è la cifra di questo pontificato.

La famiglia al centro (delle scelte) e del dibattito meta-cinematografico

E veniamo a Tutti insieme appassionatamente (di Robert Wise, e del 1965). La musica; la gioia che irrompe nella rigidità della storia della quotidianità bellica; la famiglia che si ricompone tra le montagne, non possono che essere lette come un inno alla semplicità e alla forza educativa dei legami che non temono l’ombra della Storia.

L’abbraccio del Pontefice alla famiglia e alle fragilità che si annidano in essa

E allora, ecco che l’abbraccio spirituale di Papa Leone si estende a Gente Comune (di Robert Redford, 1980), con la famiglia e le interconnessioni emotive che ne disciplinano le dinamiche, che tonano sotto i riflettori e la lente meta-cinematografica di Papa Leone. Qui il tono si fa più intimo e drammatico. Il film affronta il lutto, la depressione, il senso di colpa, la difficoltà di comunicare il dolore tra le quattro mura domestiche. La scelta di questo titolo, allora, non è causale. E lascia intravedere un’attenzione affettiva, prima ancora che sociale, che il Pontefice indirizza alla fragilità. Sottolineando l’accento su un invito a non temere le crepe dell’anima, e a cercare l’aiuto necessario quando la realtà di una situazione lo richiede.

La scelta di Papa Leone su Benigni: un inno alla speranza e l’omaggio alla purezza

Infine, La vita è bella di Roberto Benigni, del 1997. L’opera più vicina cronologicamente e territorialmente parlando, a noi. E forse il titolo “più radicale” dell’elenco. Nel film, in un luogo di orrore assoluto come l’Olocausto, il protagonista (Guido-Benigni) costruisce la finzione più amorevole e impensabile che si possa immaginare, per salvare, oltre alla vita, l’innocenza del figlio. Non è solo un inno alla speranza, ma alla fantasia come strumento di catarsi, salvezza e redenzione. Un messaggio potente sulla capacità dell’uomo di generare bellezza e futuro, anche quando tutto sembra perduto.

Un palinsesto spirituale

Questi quattro titoli, allora, apparentemente eterogenei, ma diversissimi tra loro per grammatica cinematografica e resa narrativa, rivelano in realtà un filo rosso solidissimo individuato ed enucleato da Papa Leone: il trionfo della dignità umana, della resilienza, e dell’amore semplice che si fa gesto eroico. Non sono film “sacri” nel senso tradizionale, come magari ci si sarebbe aspettati. Ma lo sono nel senso più profondo: laddove, elevando il racconto di vita comune a parabola, il cinema – e un Pontefice capace di leggere tra le righe dei suoi contenuti – si fanno metafora e veicolo di messaggi spirituali.

Il cinema come “scuola di umanità” e “catechesi dello sguardo”

Del resto, il Santo Padre non è nuovo a questo dialogo con il grande schermo, avendo spesso espresso la sua passione per il neorealismo come “scuola di umanità” e “catechesi dello sguardo”. Ma con questa Top Four il messaggio si fa universale e immediato. È come se il Papa volesse dire al mondo del cinema che il mestiere di registi e attori non è solo intrattenimento, ma una vera e propria missione: quella di illuminare la bellezza nascosta nella quotidianità. E di offrirci, attraverso la trama di una pellicola, una “porta del cuore” per uno sguardo più compassionevole sulla realtà. E, in fondo, non è forse questa l’essenza del sacro: trovare il divino nell’umano?

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di Prisca Righetti - 12 Novembre 2025