Aspettando la resurrezione
Antonio e il Napoli in crisi: il funerale anticipato dell’unico Conte vincente che ci sia in Italia
Il tecnico salentino vicino alle dimissioni poi smentite da De Laurentiis, potrebbe tornare a essere presto vincente
Non lo sopportano a Milano, sponda interista, dove pure ha vinto lo scudetto, e in quella milanista, per gli scudetti vinti da avversario. Non è amato dai torinisti perché juventino, e da tanti juventini perché ha detto no al ritorno. Lo contestano a Lecce sua città natale. Se facesse la conta dei nemici, Antonio Conte supererebbe tutti gli allenatori del passato compreso Mourinho. E ora che il suo Napoli campione d’Italia è in crisi, che si parla di dimissioni, tutti tirano calci all’asino a terra. Senza avere il minimo dubbio della sua eterna resurrezione.
La crisi e le dimissioni
La netta sconfitta di Bologna ha lasciato spazio a tante interpretazioni. Tra le quali quella di una possibile, clamorosa dimissione da tecnico del Napoli (guadagna 8 milioni netti l’anno fino al 2027). Aurelio De Laurentiis, presidente dei partenopei, ha smentito, ribadendo il suo amore per l’allenatore. Che sembra avere lo spogliatoio contro. Tutto rema contro di lui. Ma in realtà è più che possibile aspettarsi l’ennesima resurrezione.
Perfezionista e vincente
Cattolico fervente, juventino, grande centrocampista, da allenatore Antonio ha vinto cinque scudetti in Italia (tre con la Juventus, uno con Inter e Napoli) e una Premier League con il Chelsea. Perfezionista, duro negli allenamenti, esuberante e ossessivamente alla ricerca della vittoria, ha ammesso che “non sa perdere nemmeno a carte” con la figlia. Come Josè Mourinho, è sempre alla ricerca di alibi. Ora ha pochi giocatori, poi ne ha troppi. Ma tutti dimenticano che sa sempre risorgere.
E se vincesse ancora?
In fondo dopo undici giornate è a soli due punti dalla vetta. Senza il suo totem, Romelo Lukaku, che sta per tornare. Molti pensano che voglia davvero tornare alla Juventus e che il suo ciclo a Napoli sia già finito. Ma sottovalutano la sua fame. Non è un progressista. E’ pragmatico. Non gioca bene, ma vince. E se vincesse ancora, stavolta, chiuderebbe la bocca ai tanti detrattori. In fondo il Conte vincente, l’unico in Italia, si chiama Antonio.