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Feltri ricorda Montanelli (“il mio modello”), Fallaci (“la più grande”) e la volta che diresse una “redazione di comunisti”

Le memorie del direttore

Feltri ricorda Montanelli (“il mio modello”), Fallaci (“la più grande”) e la volta che diresse una “redazione di comunisti”

Cronaca - di Luisa Perri - 25 Ottobre 2025 alle 10:50

Vittorio Feltri a tutto campo e più brillante che mai nell’intervista a Elvira Serra per il Corriere della Sera. Il grande giornalista, già direttore dell’Indipendente, Libero e Il Giornale, apre l’album dei ricordi e compie una carrellata esaltante sui grandi giornalisti che ha incontrato nella sua vita: da Enzo Biagi a Oriana Fallaci, da Indro Montanelli a Enzo Tortora. Con un ricordo speciale del suo editore preferito, Silvio Berlusconi.

“Berlusconi editore generoso e mai invadente”

«Il giornalista che ho ammirato di più? Indro Montanelli, già quando ero un bambino e sfogliavo La Domenica del Corriere». Montanelli che, poi, Feltri sostituì proprio alla guida del “Giornale”. «Non se la prese, anzi. Prima che succedesse, voleva che andassi a fargli da vicedirettore. Ma io ero già direttore dell’Indipendente e non avevo nessuna voglia di andare lì a fare il numero 2. Poi a un certo punto ha litigato con Berlusconi, al Giornale non sapevano chi prendere al posto suo e chiamarono me». Feltri rivela di non aver accettato subito, ma che anzi ci furono «lunghe trattative. Mi offrirono uno stipendio ridicolo, di pochissimo superiore a quello che già prendevo. Finì che accettarono la mia richiesta: mezzo miliardo di vecchie lire».

“Al Corriere della Sera un’esperienza unica, è stata la mia vetrina”

Il Cavaliere nel tempo fu ancora più generoso. «Dopo poco più di un anno di direzione – ricorda Feltri – avevo portato le copie da 110 mila a 250 mila. E lui, per premiarmi, mi fece dare il 7 per cento dell’azienda, compreso il palazzo di via Negri nel quale stavamo. Quella è stata la mia fortuna». Un editore generoso e mai invadente. Le chiese mai di scrivere o non scrivere qualcosa? «Mai – replica Feltri – Solo una volta mi ha chiesto se volevo andare nella sua villa in Sardegna per trascorrere le vacanze, ma declinai l’invito dicendogli che detestavo il mare».

Dei suoi trascorsi da direttore «L’Europeo», «L’Indipendente», «Il Giornale» e «Libero», dopo aver citato l’esperienza unica al Corriere della Sera, «perché mi ha consentito di fare quello che volevo, e poi mi ha affidato incarichi importanti che mi hanno permesso di mettermi in luce».

Lo scoop di cui è più orgoglioso? «Beh, senza dubbio la vicenda che riguarda Enzo Tortora. Mi ero convinto della sua innocenza leggendo le carte del processo, incongruenze che a una lettura attenta sarebbero saltate agli occhi di chiunque».

Enzo Biagi? «Collaboravo con lui, gli scrivevo i testi per la televisione (Feltri è stato a lungo il compagno della figlia, Beatrice Biagi ndr). Era di una scaltrezza non immaginabile, riusciva a convincere chiunque a farsi intervistare da lui».

Oriana Fallaci?
«La più grande di tutti. Ci conoscemmo al Corriere, siamo diventati amici. Scriveva cose bellissime che mi aiutarono molto a rilanciare il settimanale».

All’Europeo l’avevano accolta con due mesi di sciopero, gli ricorda Elvira Serra.
«Perché non ero comunista come loro – replica secco Vittorio Feltri – Li convinsi radunandoli e dicendo, con calma: “Io in questi due mesi ho continuato a prendere il mio stipendio. Allora chi è più cretino tra me e voi?”. Insieme abbiamo fatto un buon giornale». Anche i comunisti hanno un’anima (e un portafoglio).

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di Luisa Perri - 25 Ottobre 2025