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Gherardo Colombo

Superiorità morali...

Tutti corrotti, ma non il Msi: Gherardo Colombo ricorda la verità storica di Mani pulite. E dà un colpo al cuore alla sinistra

L'ex magistrato del pool milanese si racconta a tutto tondo e non esclude una manina americana per colpire Craxi dopo Sigonella: «Con noi non ha fatto niente nessuno. Al massimo, avranno tolto un tappo alla bocca di qualcuno»

Cronaca - di Natalia Delfino - 27 Settembre 2025 alle 09:58

I ricordi personali, qualche confessione e una frase sul Msi che è un colpo al cuore per la sinistra. Gherardo Colombo, ex magistrato del pool Mani Pulite, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa. Si tratta di un colloquio a tratti molto intimo, che però inevitabilmente affronta anche la stagione giudiziaria che lo rese celebre. In questo contesto Colombo ricorda un dato che è acquisito dalla storia, ma che certo non può far piacere che venga ricordato a chi da qualche tempo a questa parte ha preso a infangare la memoria del partito storico della destra italiana: «Sarebbero dovuti andare a casa quasi tutti i partiti, tranne l’Msi e Democrazia proletaria: gli unici fuori dai giochi».

Colombo parla della «corruzione sistemica» ai tempi di Mani Pulite, ma «il Msi era fuori dai giochi»

Lo spunto è una domanda di Filippo Maria Battaglia, che firma il colloquio, su una celebre intervista rilasciata da Colombo nel luglio del 1992, il cui titolo era «Parlate e sarà condono». «La corruzione era sistemica: impossibile scoprire tutto. Allora proposi: chi parla, restituisce ciò di cui si è appropriato e si allontana per qualche anno dalla vita pubblica, esce dal processo», ricorda Colombo, spiegando poi che comunque quell’appello non portò ad alcun risultato, perché, appunto, tutti erano coinvolti, tranne il Msi e Dp.

«Craxi ha fatto anche cose rilevanti»

Colombo, comunque, non attribuisce la fine della Prima repubblica all’inchiesta, ma alla caduta del Muro di Berlino, respingendo l’idea che il suo pool possa essere stato “imbeccato” dall’estero e dagli americani in particolare, ma non quella che una ingerenza ci sia stata. Ci arriva accompagnato dalle domande su Craxi, che «diceva: visto che tutti abbiamo preso soldi, allora nessuno ne ha presi». «Il problema di governare l’Italia è governare gli italiani. Pensi alle politiche di assistenzialismo della Dc: è stato per anni l’unico modo di conservare il potere», aggiunge, svicolando, senza averne modo, la risposta sul giudizio che dà del Psi. Incalzato dal giornalista, l’ex magistrato ammette che «Craxi ha fatto cose anche rilevanti: la revisione del Concordato o la gestione della crisi di Sigonella con gli americani».

Gli americani dietro l’inchiesta per via di Sigonella? «Forse hanno tolto un tappo alla bocca di qualcuno»

Sigonella può essere stato il detonatore di una reazione americana che poi ha portato a Mani pulite? «Con noi non ha fatto niente nessuno. Al massimo, gli americani – dice Colombo – avranno tolto un tappo alla bocca di qualcuno. La dissoluzione del pentapartito non è dipesa da Mani pulite, ma dalla caduta del Muro di Berlino: i partiti erano così deboli che non sono stati in grado di reagire».

La P2 e il tentativo fallito di contattare Pertini

Inevitabile anche il ricordo dell’inchiesta del 1981 sulla P2, col tentativo di contattare Pertini, «che però in quei giorni era fuori dall’Italia», e il contatto con l’allora presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, al quale «quando raccontammo della lista, per due minuti non riuscì ad articolare una parola». «Se non fosse stata svuotata, avrebbe anticipato la scoperta del sistema di corruzione emerso nel ’92 con Mani pulite», ha sostenuto Colombo, che in un altro passaggio dell’intervista ha ricordato il clima di mitizzazione che si creò intorno ai magistrati del pool, al quale cercò di sottrarsi.

Quel ricordo amaro su come vanno le cose in Cassazione

Infine, un ricordo amaro – e indicativo – sulla fine della sua carriera, conclusa con due anni in Cassazione. «Quasi tutti i togati della Corte Suprema non hanno una stanza: lavorano da casa. I confronti sono ridotti al minimo: quasi solo in camera di consiglio. Ricordo ancora che ogni mattina uno dei giudici più anziani entrava in sala, guardava la composizione del collegio giudicante e prevedeva come la causa finisse: “Oggi ho ragione”. E il giorno dopo: “Oggi ho torto”. A pensarci, provo ancora un forte disagio».

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di Natalia Delfino - 27 Settembre 2025