
Contro il woke
Fenix, i ragazzi di Gn bocciano il politicamente corretto: “È ipocrisia e censura. Viva la libertà d’espressione”
La festa di Fenix si chiuderà domenica mattina, con l’intervento della premier Giorgia Meloni, ma per la kermesse di Gioventù nazionale è già tempo di bilanci e possono definirsi tutti decisamente in attivo.
Tra la folla di ragazzi arrivati al laghetto dell’Eur di Roma, in queste giornate di un’estate che ancora non vuole finire, emerge una comune vocazione a chiamarsi fuori dal coro “politicamente corretto”.
Il “Secolo” ne ha intervistati alcuni, per decifrarne punti di vista e traiettoria di valori e ideali. Ognuno di loro ha scelto una sua parola chiave per contrastare la deriva woke, come fosse uno scudo in una battaglia di idee. Qualcuno ha scelto “tradizione”, altri hanno attinto al termine “identità”, altri ancora hanno evocato le parole “radici” e “attivismo”.
Benedetta, Niccolò, Matilde e gli altri: la meglio gioventù
Benedetta, responsabile di Gioventù nazionale a Roma, non ha dubbi. Per lei il woke “è come un velo di ipocrisia e censura, che non consente alle persone di parlare liberamente. La libertà d’espressione, invece, aiuta le persone a confrontarsi”.
Tra i ragazzi di Gioventù nazionale l’assassinio di Charlie Kirk tiene ferocemente banco tra gli argomenti di conversazione. Sara, giovane ma impegnata da tempo nel movimento Gn, parla con la voce rotta dall’emozione: “Quello che è accaduto al fondatore di Turning point in America è terribile e ci ricorda quanto siano importanti le parole per combattere il silenzio del politicamente corretto, che rende problematica persino una barzelletta”.
Luigi, che partecipa alle attività di Gioventù nazionale nello storico quartiere romano della Garbatella, sottolinea invece: “Il politicamente corretto non mi piace perché limita il confronto. Qualche perbenista, a volte, è anche disposto a discriminare chi la pensa diversamente per vincere una conversazione”.
I ragazzi di Gn contro il politicamente corretto e il woke: “È contro la famiglia tradizionale”
“Il woke e il politicamente corretto minacciano persino la famiglia tradizionale”. A dirlo è Niccolò, militante romano di Gn, che poi argomenta il suo pensiero: “Persino un padre e una madre diventano un nemico per la teoria gender. Eppure è grazie all’unione tra uomo e donna che nascono i bambini. Non è un concetto difficile da capire”. Anche Matilde ha qualcosa da dire su entrambi gli argomenti: “Il woke è il politicamente corretto tolgono autorevolezza alle parole che fanno parte della lingua italiana, Una strumentalizzazione sbagliata che rischia di imbavagliare la cultura e il linguaggio. Non esistono parole di seria A e B, sono tutte importanti”.
Infine, Francesco ha dato il colpo di grazia al perbenismo dilagante: “Non mi piace il politicamente corretto perché rischia di minare il significato della tradizione e della patria, ma anche della famiglia. E poi è limitante, perché non supporta una crescita morale”.