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L’amministrazione Trump investirà sulla “scuola patriottica”

Un popolo, una visione

Educazione siberiana? No, educazione americana: Trump investe sulla “scuola patriottica”

La scelta è una risposta alla profonda crisi di identità che ha investito gli Usa sull'onda del woke. Non è propaganda, ma necessità: solo così l'America potrà ritrovare la sua anima e salvarsi dal caos

Politica - di Guglielmo Pannullo - 21 Settembre 2025 alle 07:00

Negli Stati Uniti il Dipartimento dell’Istruzione ha scelto di investire nell’educazione patriottica, orientando i finanziamenti pubblici verso scuole e progetti capaci di trasmettere non solo nozioni, ma soprattutto un sentimento di appartenenza nazionale. Lo stesso Dipartimento definisce l’educazione patriottica come la presentazione della «storia americana in modo accurato, onesto e stimolante».

L’educazione patriottica: un modo per salvare l’anima profonda degli Usa

È una scelta precisa dell’amministrazione Trump, che affonda le radici in iniziative analoghe già avviate durante la sua prima presidenza nel 2020. Una decisione che oggi torna alla ribalta non come strumento di propaganda, ma come risposta a una crisi di identità che, come ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, sta erodendo le fondamenta dell’America: la fede condivisa nella libertà, nel sacro e nella missione storica di quella nazione.

Il ruolo delle spinte woke nella decostruzione dell’identità americana

Gli ultimi anni sono stati segnati da una polarizzazione radicale, che non ha lasciato spazio a mediazioni. Una spaccatura vissuta con la tipica durezza dei popoli anglosassoni, difficilmente comprensibile con le nostre lenti europee. La contrapposizione fra il mondo progressivo/woke e quello conservatore/patriottico ha portato al venir meno di una radice comune, prima sul piano etnico e poi su quello ideologico.

Movimenti come Black Lives Matter e, più in generale, il mondo woke hanno promosso una progressiva decostruzione di ciò che consideravano ostacolo alla propria causa: uomini, persone bianche, eterosessuali e, in generale, chi non rinnegava il proprio passato e la propria identità.

La necessità per l’America di ritrovare una visione comune

Le conseguenze sono state molteplici e spesso violente: rivolte, saccheggi, l’assalto al Congresso, fino all’omicidio di Kirk, spartiacque che ha mostrato quanto l’America sia oggi divisa. È in questo solco che va letta l’iniziativa di ridare agli americani una base identitaria comune, indipendente dalle singole percezioni personali. Il tentativo delle minoranze di colpevolizzare l’identità storica americana ha prodotto una furia iconoclasta, che ha colpito statue e simboli. Con l’educazione patriottica si vuole invece offrire un argine, con effetti che potranno manifestarsi solo nel lungo periodo.

Un’idea condivisa di America contro il caos delle fazioni

L’annuncio dell’amministrazione americana non va quindi interpretato come atto propagandistico, come certa sinistra nostrana e d’oltreoceano sarà pronta a sostenere, ma come un tentativo coraggioso di restituire ai giovani un orizzonte di valori unificanti. Un terreno comune sul quale rifondare la società, al di là delle singole amministrazioni. Senza un’idea condivisa, gli Stati Uniti rischiano di dissolversi nel caos delle fazioni: sarebbe la fine del loro mondo, occidentale e capitalista, così come lo conosciamo.

La perdita dei miti fondanti

Gli Stati Uniti hanno costruito la loro identità intorno a miti potenti: la conquista del West (a scapito degli indiani), l’emancipazione dal Regno Unito, la guerra di secessione, le due guerre mondiali, il capitalismo sfrenato. Una narrazione fondata sulla libertà assoluta e sull’autorealizzazione dell’individuo che, all’occorrenza, può trasformarsi in sceriffo del mondo, con l’aiuto anche della potenza di Hollywood. Ma proprio questa storia relativamente breve, fatta di vittorie e contraddizioni, rischia oggi di rivoltarsi contro, minando dall’interno l’unità nazionale.

La lezione a stelle e strisce e quella italiana

In Italia le dinamiche americane arrivano sempre con qualche anno di ritardo. Accadde col ’68, accade oggi. Certo, il contesto etnico, politico e culturale è diverso; tuttavia, una parte della sinistra recepisce volentieri le derive che puntano alla decostruzione delle identità. Così la nostra scuola e il nostro dibattito pubblico sono a lungo apparsi dominati da una cultura woke che demonizza la tradizione, vorrebbe cancellare il patrimonio culturale e religioso e riduce la nazione a un pregiudizio da combattere. Che invece di trasmettere l’orgoglio di essere italiani, potrebbe fare proprie l’idea secondo cui si dovrebbe insegnare ai ragazzi a vergognarsi di Dante perché “sessista”, di Colombo perché “colonialista”, di Mazzini perché “troppo patriota”. Una deriva contro la quale sta ponendo un argine la riforma Valditara.

La lezione che viene dagli Stati Uniti è chiara: non esiste libertà senza identità, non c’è Patria senza la condivisione di un destino comune. La decostruzione forzata e scientifica di un “tipo antropologico” porta soltanto polarizzazione ed esasperazione, con tutte le conseguenze del caso. Anche l’Italia e in anticipo sugli Usa ha finalmente ritrovato il coraggio di rivendicare, nella scuola e nella società, un’educazione nazionale capace di trasmettere ai giovani radici, storia e valori. A dimostrazione che, se c’è la volontà politica, non abbiamo nulla da imparare da nessuno in questo campo: al contrario, possiamo essere da esempio, come è sempre avvenuto.

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di Guglielmo Pannullo - 21 Settembre 2025