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La sinistra radical chic vuole il caffè “salato”: Oscar Farinetti propone l’aumento a 2,50 euro a tazzina…

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La sinistra radical chic vuole il caffè “salato”: Oscar Farinetti propone l’aumento a 2,50 euro a tazzina…

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 1 Agosto 2025 alle 13:42

Secondo il proprietario di Eataly, Oscar Farinetti, un caffè dovrebbe costare almeno 2,50 euro. A riportarlo è il Corriere della Sera, che ha parlato dell’incontro tra l’imprenditore piemontese il presidente della Kimbo spa Mario Rubino, che si è tenuto la scorsa settimana nello stabilimento dell’azienda di torrefazione a Melito, alle porte di Napoli. Eppure il caffè, fin dai tempi meno recenti, è stata sempre una bevanda dal costo inferiore perché accessibile a tutti. Si tratta di un consumo che può permettersi chiunque, senza distinzione di reddito e classe sociale.

«Il mio papà, ex partigiano e idealista con uno sguardo all’Europa, lanciò nel 1967 il marchio Unieuro – ha spiegato Farinetti – e da allora ho capito che occorre sempre guardare alla qualità, cosa che mi ha ispirato anche nell’esperienza di Eataly. Ma il caffè oggi ha il prezzo e il valore che merita? Secondo me, no». Una frase che ricorda molto quella pronunciata da Prodi 2 anni fa in un’intervista a Piazza Pulita: «Io, quando ho fatto il presidente della Commissione Europea, ho giurato fedeltà all’Unione Europea. Rappresento il mio Paese, ma sono servo dell’Unione Europea». Strano che il patròn di Eataly non abbia citato anche il manifesto di Ventotene.

Il proprietario di Eataly Oscar Farinetti vuole alzare il prezzo del caffè a 2,50 euro

In seguito, Oscar Farinetti ha cercato di avvalorare la sua tesi citando le cifre esorbitanti che gli altri Paesi fanno pagare ai clienti per un caffè: «Tolti Portogallo e Grecia, noi siamo il mercato più economico del mondo. In Francia costa di più, in Germania costa di più, in Inghilterra costa ancora di più, non parliamo degli Stati Uniti. Oggi un caffè espresso a Olso costa 6 euro, in Danimarca costa 4,50 euro. Diciamo che il prezzo mondiale dei paesi del Nord del mondo, più o meno come l’Italia, non va sotto i 2,50 euro».

A quanto pare, il businessman non ha fatto il calcolo del tenore di vita comparato agli stipendi negli altri Paesi europei, ma soprattutto con l’inflazione e con tutto il resto delle tematiche economiche e finanziarie. È altrettanto strano vederlo preoccupato per l’Italia e per la competizione, visto che 9 anni fa affermò di non voler utilizzare la farina nostrana perché di pessima qualità, preferendo quella americana.

Le parole dell’interlocutore

Il presidente di Kimbo, Mario Rubino, ha ammesso che attualmente «siamo in un contesto complicato con una domanda mondiale in crescita e una produzione più o meno costante, con tensioni geopolitiche, problemi logistici, speculazioni e, soprattutto, con un prezzo della materia prima in salita del 300 per cento negli ultimi due anni e con un costo del pacchetto macinato raddoppiato». Ma alzare il prezzo dei prodotti non sembra essere comunque una scelta positiva per il consumo, visto che è proprio a causa della guerra in corso che l’economia vive un momento d’incertezza. Sarebbe dunque opportuno pensare all’Italia e affidarsi a una filiera sul territorio, rafforzando la produzione interna per consentire un bisogno e un consumo che è di tutti.

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di Gabriele Caramelli - 1 Agosto 2025