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Il caso Montesi

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Il caso Montesi e le manovre contro Attilio Piccioni: quel delitto che cambiò l’Italia del post De Gasperi

La giovane ragazza ritrovata a Torvajanica non ebbe mai giustizia e il potente esponente democristiano vide interrompere una brillante carriera politica per le false accuse al figlio Piero

Cronaca - di Mario Campanella - 18 Luglio 2025 alle 08:18

Nel caso Montesi ci furono tre vittime che non ebbero mai giustizia vera. La prima, la più importante, fu Wilma Montesi, trovata morta a 21 anni su una spiaggia romana senza che il suo assassino pagasse mai. Gli altri due furono due vittime indirette e innocenti: Attilio Piccioni, l’uomo che avrebbe dovuto prendere il posto di Alcide De Gasperi, e il figlio Piero.

Il caso Montesi

L’11 aprile 1953, sulla spiaggia di Torvaianica, in provincia di Roma, venne rinvenuto il corpo senza vita della ventunenne romana Wilma Montesi, scomparsa due giorni prima. Montesi era una ragazza di origini modeste, figlia di un falegname e nata nel 1932 a Roma, dove risiedeva in via Tagliamento.

Il corpo, rinvenuto da un manovale, Fortunato Bettini, che stava facendo colazione presso la spiaggia, appariva riverso prono sulla battigia, immerso in acqua solo dalla parte della testa. La giovane donna era parzialmente vestita e gli abiti erano completamente bagnati; non aveva più indosso le scarpe, la gonna, le calze e il reggicalze, ed era sparita anche la borsa.

Il biondino: Piero Piccioni

Le indagini sembrano passare verso un punto di rottura. E si va verso l’archiviazione. Ma ecco spuntare la novità. Il 24 maggio 1953 un articolo di Marco Cesarini Sforza, pubblicato sulla rivista comunista Vie nuove, creò molto scalpore: uno dei personaggi apparsi nelle indagini e presumibilmente legati alla politica, sinora definito «il biondino», venne identificato nella persona di Piero Piccioni. Piccioni era un noto musicista jazz (conosciuto col nome d’arte Piero Morgan), fidanzato di Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, Vicepresidente del Consiglio, ministro degli esteri e fra i massimi esponenti della Democrazia Cristiana. Il nome di «biondino» era stato attribuito al giovane da Paese Sera, in un articolo del 5 maggio, in cui si raccontava di come avesse portato in questura gli indumenti mancanti alla ragazza assassinata. L’identificazione con Piero Piccioni era un fatto noto a tutti i giornalisti, ma nessuno ne aveva mai svelata l’identità al grande pubblico Su Il merlo giallo, testata di destra, era addirittura apparsa già ai primi di maggio una vignetta satirica in cui un reggicalze, tenuto nel becco da un piccione viaggiatore, veniva portato in questura, un chiaro riferimento all’uomo politico e al delitto. Piero Piccioni venne indagato, arrestato e successivamente completamente scagionato. Ma la carriera del padre finì.

Il caso Montesi e Attilio Piccioni: l’ombra di Fanfani

Attilio Piccioni fu incaricato dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi di formare il nuovo governo. Dopo le consultazioni di rito, la formazione del governo Piccioni sembrava essere cosa fatta, essendo riuscito, il presidente incaricato, a strappare il consenso dei liberali e l’appoggio esterno dei socialdemocratici. In una successiva riunione, tuttavia, il PSDI tornò sui propri passi e annunciò che avrebbe votato contro il nuovo governo, costringendo Piccioni a rinunciare all’incarico.

Attilio Piccioni fu poi nominato ministro degli affari esteri nell’effimero primo governo Fanfani (gennaio-febbraio 1954) e convocato nuovamente dal presidente Einaudi per succedere a Fanfani come presidente del Consiglio. Piccioni, peraltro, non volle assumersi tale responsabilità per il coinvolgimento del figlio Piero, , nel caso di Wilma Montesi: con riluttanza accettò di essere confermato agli esteri nel nuovo governo Scelba. Il 26 marzo 1954, tuttavia, il caso Montesi – inizialmente archiviato – fu ufficialmente riaperto dalla corte d’appello di Roma. Il 19 settembre lo scandalo fu tale che Attilio Piccioni si dimise da ministro degli Esteri e da tutte le sue cariche ufficiali. Due giorni dopo, il figlio Piero fu arrestato con l’accusa di omicidio colposo e di uso di stupefacenti e poi tradotto nel carcere di Regina Coeli.

Nel tempo emergerà il sospetto di una guerra interna alla Dc. Attilio Piccioni e Amintore Fanfani si contendevano lo scettro del post De Gasperi e proprio il grande politico aretino sarà accusato di avere montato, indirettamente, la campagna di stampa contro il figlio del rivale per sbarazzarsi del competitore.

Il caso Montesi: nessun colpevole

Wilma Montesi non avrà mai giustizia. Nel 2015 il giornalista e criminologo Pasquale Ragone riporta in auge il caso recuperando e pubblicando la documentazione che si credeva andata ormai perduta sul caso Wilma Montesi, dalle primissime indagini a Ostia fino alle indagini post archiviazione. Secondo Ragone la morte della ragazza fu dovuta ad eventi ascrivibili completamente alle sue vicende private, citando un filone d’indagine fino a quel momento non preso in considerazione partendo proprio dalle riflessioni sulla questione indumenti. Ad oggi è l’ultima ricostruzione con documenti al seguito sul caso Wilma Montesi. Morta senza avere giustizia.

 

 

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di Mario Campanella - 18 Luglio 2025