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“Scusi lei spaccia?” Era vero. Condannata per narcotraffico la famiglia tunisina della citofonata di Salvini

Sbugiardata la sinistra

“Scusi lei spaccia?” Era vero. Condannata per narcotraffico la famiglia tunisina della citofonata di Salvini

Cronaca - di Vittorio Giovenale - 2 Giugno 2025 alle 13:17

Ricorderanno tutti la celebre «Scusi lei spaccia?». La «citofonata» di Matteo Salvini a una famiglia del Pilastro di Bologna, che ha riempito pagine di giornali e animato la sinistra buonista in servizio permanente effettivo durante la campagna elettorale per le Regionali del 2020; a pochi giorni dal voto che portò poi alla vittoria in Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini. 

Scusi lei spaccia? La risposta è sì, lo conferma la Cassazione

Con una sentenza arrivata l’ultimo venerdì di maggio la Cassazione ha dato ragione all’attuale vicepremier del governo Meloni. La Suprema Corte ha infatti confermato la condanna per spaccio di droga per alcune persone della famiglia Labidi, di origine tunisina e residente a Bologna, alla cui abitazione aveva citofonato Salvini chiedendo appunto: “Scusi lei spaccia?”. Il gesto aveva sollevato una marea di polemiche. A rispondere al citofono, era stato un minore appartenente alla famiglia, anche lui sotto accusa.

Gli abitanti della casa di edilizia popolare a cui Salvini aveva citofonato sono stati condannati in quanto ritenuti componenti di un’organizzazione accusata di gestire lo spaccio in zona Pilastro a Bologna, reati commessi tra il 2019 e il 2020. Gli imputati erano in tutto 14. L’indagine, coordinata dai pm Roberto Ceroni e Marco Imperato, era partita dall’omicidio di Nicola Rinaldi, ucciso nell’agosto 2019 in via Frati. Alcuni suoi familiari, infatti, erano stati coinvolti nell’inchiesta. Nel processo di primo grado, con il rito abbreviato, il gup Sandro Pecorella aveva condannato 21 persone, con pene fino a 14 anni. In appello, c’erano state alcune riduzioni di pena e ora la Cassazione ha confermato la condanna per associazione dedita al narcotraffico per tutti quelli a cui era contestata, tranne che per uno.

La famiglia tunisina aveva pure denunciato Salvini per diffamazione

Matteo Salvini e la signora che lo avevano accompagnato erano addirittura stati denunciati dai genitori del ragazzino che rispose al citofono, all’epoca minorenne. Presentarono infatti querela. Poi, attraverso l’avvocato Filomena Chiarelli, si erano opposti alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Va ricordato che madre e padre del ragazzo della citofonata erano stati arrestati per una serie di reati, fra i quali anche lo spaccio, nel gennaio 2021. La gip ha invece disposto l’archiviazione riconoscendo che, «nella dinamica dei fatti e dagli atti del processo l’intenzione di entrambi era quella di porre in essere un’azione polemica e provocatoria, ma non di rivolgere un attacco personale ai membri della famiglia». Secondo il giudice, Salvini non voleva diffamare: era determinato a evidenziare i fenomeni di illegalità. Illegalità confermata dalla sentenza della Cassazione.

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di Vittorio Giovenale - 2 Giugno 2025