
Il trionfo ad Houston
Jenson Brooksby, dall’autismo al primo titolo Atp: la bella storia del tennista americano
Prima vittoria nel circuito professionistico per l'atleta statunitense che pochi mesi fa aveva dichiarato di essere affetto dalla sindrome
Jenson Brooksby ce l’ha fatta: ha vinto nei giorni scorsi ad Houston il primo torneo Atp della sua carriera da tennista. Un torneo 250, di fatto il minore per importanza, ma pur sempre un appuntamento ufficiale del circuito. Con un piccolo particolare: Brooksby è autistico.
Brooksby: “L’autismo è la mia forza superiore”
Un risultato che rappresenta molto più di un semplice trofeo: è il coronamento di un percorso difficile, segnato da una diagnosi di autismo ricevuta in tenera età e da una determinazione incrollabile.
“La mia forza più grande è la capacità di concentrarmi sui dettagli a un livello molto alto”, ha detto Brooksby subito dopo la vittoria di Houston. Che lo ha portato al numero 148 del mondo, mentre ora è impegnato nel torneo del Queen’s di Londra, anche se al primo turno ha un incontro proibitivo con uno dei top ten, Jack Draeper.
L’autismo e la sua infanzia
Il tennis ha fatto breccia nella sua vita prima ancora delle parole. Già a 4 anni, Brooksby passava le giornate a colpire palline contro la porta del garage, mentre la logopedia occupava gran parte delle sue giornate. “Per un po’ è stato un lavoro a tempo pieno”, ha raccontato, spiegando quanto fosse difficile comunicare o stringere amicizie. Eppure, proprio nel gioco ha trovato una via per esprimere se stesso.
Una delle chiavi del suo successo risiede nella sua capacità di costruire routine solide e ripetitive, un tratto comune a molte persone nello spettro autistico. “Quando tutto trova il suo posto, quando le cose fanno ‘clic’, quella è la sensazione migliore”, ha spiegato. Questo approccio lo ha reso un perfezionista in campo, dove riesce a concentrarsi sui dettagli con un’intensità fuori dal comune.
Una vittoria contro ogni pregiudizio
Il tennista ha detto che, “a volte, le nostre più grandi difficoltà possono trasformarsi nei nostri punti di forza”. Il suo prossimo obiettivo è entrare tra i primi 100. Intanto ha dimostrato che i pregiudizi sull’autismo, una sindrome che spesso è ad alto funzionamento, sono sole banalità. Stupide.