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Addio al maestro, è morto Arnaldo Pomodoro

Addio al maestro delle Sfere

È morto Arnaldo Pomodoro, artista che ha dato forma all’immateriale, a spazio, tempo e bronzo scolpiti come memoria di carne viva

Il mondo dell'arte piange la scomparsa di uno dei più grandi scultori italiani del Novecento, venuto a mancare all'età di 99 anni. Con la sua visione unica e la sua capacità di dialogare con lo spazio e la materia, Pomodoro ha lasciato un'eredità inestimabile, fatta di opere monumentali che hanno saputo interrogare la fragilità e la complessità dell'esistenza umana

Cronaca - di Prisca Righetti - 23 Giugno 2025 alle 11:12

Il mondo dell’arte si è risvegliato orfano di uno dei suoi grandi protagonisti: è morto Arnaldo Pomodoro. uno dei più grandi scultori italiani del Novecento, si è spento ieri nella sua casa milanese all’età di 99 anni. Con la sua visione unica e la sua capacità di instaurare un dialogo estetico sinergico con le forme della materia, di dare corpo all’intangibile dimensione tra spazio e tempo, l’artista ha lasciato un’eredità inestimabile, fatta di opere monumentali che hanno saputo interrogare la fragilità e la complessità dell’esistenza umana. La sua ricerca instancabile sulla forma e sul suo significato, spesso incentrata su sfere e dischi squarciati che rivelano un’anima interna, lo ha reso un maestro riconosciuto a livello internazionale, le cui sculture impreziosiscono piazze, musei e collezioni in ogni angolo del globo.

Addio Arnaldo Pomodoro, un gigante della scultura del Novecento

A dare notizia dell’addio del maestro ha provveduto la Fondazione che porta il suo nome con l’annuncio del direttore generale Carlotta Montebello, che in un post su Facebook ha scritto che l’artista «si è spento ieri sera, a Milano all’età di 99 anni, nella sua casa». Sottolineando come con la sua «scomparsa il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie». E rilevando contestualmente che «Pomodoro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale. Ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa».

Un percorso artistico e filosofico dalla Sfera alla Storia

Un pensiero metafisico, e sicuramente meta-estetico, quello di Arnaldo Pomodoro, che l’artista stesso aveva rivelato, asserendo nel corso del tempo quanto, sempre la Montebello, riporta (e l’Adnkronos rilancia): «Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno. Ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente. Ma il meglio deve ancora venire…», aveva ribadito lo scultore.

«Un coinvolgimento profondo e globale, il suo, con le persone e la società»

Aggiungendo in calce: «Questo è stato solo un inizio e nelle mie intenzioni il progetto – rivolto ai giovani e al futuro – si deve radicare, fare della continuità un elemento ineludibile…». Ebbene, «la Fondazione, nata da questa visione e forte della direzione tracciata da Arnaldo Pomodoro nel corso di trent’anni – osserva ancora la Montebello – continuerà ad operare secondo la volontà del fondatore, garantendo la conservazione e la valorizzazione della sua opera. Impegnandosi a diffondere il proprio patrimonio materiale e immateriale attraverso la realizzazione di mostre, eventi e iniziative in uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte e della scultura, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società. Mancherai a tutti noi Arnaldo e faremo tesoro dei tuoi insegnamenti».

Autore di opere iconiche in piazze e musei di tutto il mondo, simboli di una dialettica universale

Ma Arnaldo Pomodoro, morto ieri a Milano, ma Che l’eternità della sua arte ha già reso immortale, è stato tutto questo e molto di più: uno dei protagonisti più emblematici della scultura contemporanea a livello internazionale. Lo scultore che ha scolpito la materia come se fosse memoria, il bronzo come fosse carne: ha raccontato, con le sue forme geometriche spezzate e intagliate, il mistero dell’essere umano nella modernità. È come se, con ogni sfera che si apre. Ogni colonna che si frattura. Ogni disco che si squarcia, Arnaldo Pomodoro avesse tentato di dire che la verità non sta nelle superfici lisce e e piatte.

Un gigante della scultura geometrica al servizio della filosofia e del sociale

Il primo linguaggio scultoreo di Pomodoro è fatto di altorilievi, attraversati da una scrittura cuneiforme, arcaica, simbolica. Una “scrittura del tempo”, come la definì. A partire dagli anni Sessanta, inizia a lavorare a forme geometriche solide utilizzando bronzo, piombo, stagno e cemento: i materiali scelti da Pomodoro sono sempre strumenti di una ricerca filosofica – sfere, cubi, cilindri, dischi, coni – costruite in bronzo lucente, poi spezzate, aperte, squarciate. L’esterno è perfetto e levigato. L’interno è disordinato, tecnico, organico: una metafora plastica del contrasto tra apparenza e sostanza. Questa dialettica diventerà la cifra stilistica di Pomodoro. Ogni sua opera è uno spazio da esplorare, un’architettura mentale, un organismo vivente. Pomodoro stesso parlava delle sue sculture come di «macchine mitologiche».

Morte Arnaldo Pomodoro, il cordoglio di Tajani: «La sua Sfera simbolo iconico della Farnesina»

E allora, nel tributare su X l’addio a un maestro indimenticabile, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto «profondamente addolorato per la scomparsa di Arnaldo Pomodoro, un grande artista riconosciuto a livello internazionale. Una delle sue opere più importanti, la Sfera, dedicata agli italiani nel mondo, è diventata un simbolo iconico della Farnesina. Un’impronta indelebile per Roma e per tutta l’Italia», ha commentato il titolare della Farnesina.

Giuli: «La sua eredità artistica e culturale è patrimonio dell’intera umanità»

E a stretto giro è arrivato anche il commiato del ministro della Cultura Alessandro Giuli, che in una nota ha dichiarato: «Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro l’Italia perde un protagonista indiscusso e riconoscibile della scultura contemporanea. Un artista che con la sua opera monumentale e riflessiva ha saputo attraversare decenni di storia mantenendo sempre viva la tensione tra materia e pensiero. Le sue “Sfere” dischiuse e ferite ci parlano ancora oggi di fragilità e complessità dell’umano e del mondo. A nome mio personale e del Ministero della Cultura esprimo cordoglio e vicinanza alla famiglia e alla Fondazione che porta il suo nome, impegnata a custodire e divulgare un’eredità culturale che è patrimonio dell’intera umanità».

Le sue opere in tutto il mondo

Sì, perché la produzione artistica di Pomodoro è immensa e disseminata in tutto il mondo. Le sue opere pubbliche sono presenti, ad esempio, a Roma, Milano, Copenaghen, Brisbane, Dublino, New York, Parigi, Los Angeles e Darmstadt. Tra le sue opere più iconiche: “Colonna del viaggiatore” (1962), opera pionieristica nella scultura volumetrica, realizzata per “Sculture nella città” a Spoleto; “Disco Solare” (1991), donato alla Russia e collocato a Mosca durante il disgelo post-sovietico; “Papyrus” (1992) a Darmstadt, in Germania; “Lancia di Luce” (1995), obelisco in acciaio e rame a Terni; il portale bronzeo del Duomo di Cefalù (1998); gli arredi sacri nella chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, in collaborazione con l’archistar Renzo Piano.

Le sue sfere celebri in tutto il mondo simbolo di una perfezione “ferita”

La sua opera resta un atlante dell’interiorità umana, tradotto in forme geometriche pure, poi violentemente alterate. La sua arte è stata esposta nei più importanti musei e centri d’arte del mondo. Le sue Sfere, celebri nel mondo (presenti in numerose città, tra cui il Trinity College di Dublino, il cortile dei Musei Vaticani e le Nazioni Unite a New York), sono metafore della perfezione ferita. La lucentezza delle superfici è solo apparente: un invito ingannevole. All’interno, si apre un universo meccanico, frastagliato, complesso, che l’artista plasma come un orologiaio della psiche. Ogni fessura è una soglia. Ogni squarcio, una dichiarazione.

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di Prisca Righetti - 23 Giugno 2025