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Dazi, le dichiarazioni di Trump fanno venire le allucinazioni alla sinistra: ora confondono Roma con Bruxelles

Riflessi pavloviani

Dazi, le dichiarazioni di Trump fanno venire le allucinazioni alla sinistra: ora confondono Roma con Bruxelles

Avs e Italia Viva vanno all'attacco di Meloni, fingendo di dimenticare che la competenza sulle trattative è esclusiva dell'Ue. Il Pd, invece, lo ricorda e nei commenti resta ancorato al ruolo della Commissione

Politica - di Sveva Ferri - 23 Maggio 2025 alle 18:12

Il post di Donald Trump sul fatto che i colloqui con l’Ue sui dazi non stanno portando a nulla e quindi lui raccomanda tariffe «al 50% dal primo giugno» ha scatenato a sinistra il solito riflesso pavloviano: “Figuraccia della pontiera Giorgia Meloni”, è la tesi che viene proposta nei commenti, che operano un forzato e strumentale slittamento tra il “mandato” che il premier italiano aveva avuto dall’Ue e che ha onorato favorendo il dialogo e le competenze sulla trattative di merito con gli Usa che invece sono proprie ed esclusive di Bruxelles.

A sinistra si scatena il solito riflesso pavloviano

«Dov’è finita la “pontiera” Meloni che, con il viaggio da Trump, voleva mediare tra Usa e Ue per risolvere il nodo dei dazi?», ha chiesto Angelo Bonelli, parlando di «un disastro targato Meloni!». Per Nicola Fratoianni «il ponte della Meloni fra Unione Europea e il suo amico Trump crolla miseramente. Da qualunque parte si guardi – ha commentato con scarsa originalità – questo governo produce solo disastri». Sulla stessa linea anche Italia Viva, con Matteo Renzi che si è esercitato su una serie di «questioni» che a suo avviso vengono poste dalle parole di Trump, ma che alla fine puntano sempre là: «Ma quale ponte?!? In politica estera Giorgia Meloni non conta assolutamente nulla e lo stiamo vedendo sulla nostra pelle, purtroppo».

Dopo il post di Trump sui dazi, l’opposizione confonde Roma con Bruxelles

Ora, al netto del fatto che la stessa Commissione Ue resta in attesa della telefonata tra il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic e il rappresentante degli Usa al Commercio Jamieson Greer prima di esprimersi, quello che non funziona nelle critiche dell’opposizione è il fatto che attribuisce a Meloni una responsabilità che non ha e non può avere: quella di come vengono condotti i negoziati. A Meloni era stato richiesto di favorire il dialogo per avviare la trattativa, e l’ha fatto. Quello che c’è stato e c’è dopo non è in capo a lei. Perché se è vero che l’Italia rimane in pressing sull’Ue perché si eviti una guerra commerciale e si arrivi a una politica di reciproci dazi zero, è anche vero che nell’Ue ci sono spinte diverse e, soprattutto, che l’onere della sintesi e del confronto diretto con gli Usa sta tutto a Bruxelles. A meno che non si voglia immaginare che l’Italia tratti per sé, scenario che per altro è stato anch’esso oggetto di speculazioni e allarmi da parte di quegli stessi che oggi lamentano una presunta ininfluenza del premier.

Tajani: «Ho ribadito a Sefcovic che l’Italia per l’obiettivo dazi zero»

A confermare che Roma non deflette dal suo ruolo di “moral suasion” rispetto agli obiettivi che l’Ue si deve dare nella trattativa è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Lavoriamo, bisogna avere pazienza, essere certosini e determinati», ha detto da Città del Messico, dove si trova in missione. «Ho avuto una lunga telefonata con il commissario Ue al Commercio, con il quale ho parlato anche di contenuti, di quelli che è la nostra linea è che quella di arrivare a un accordo. Nessuna guerra commerciale e l’obiettivo è sempre quello 0 dazi», ha spiegato ancora Tajani, rifiutando di commentare quel messaggio di Trump ancora così fortemente soggetto a interpretazioni: è più un’autentica minaccia o un pungolo per accelerare i negoziati? Commentandolo su Fox News, lo stesso segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha detto di sperare «che spinga la Ue a darsi una mossa».

Un sussulto di realismo dal Pd: ricorda che le trattative sono competenza dell’Ue

Tornando ai commenti italiani c’è da registrare il fatto che nella stessa opposizione c’è chi ha ben chiaro come funzionano le cose. Il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, ha commentato dicendo che «ora l’Europa deve rispondere unita, nell’interesse comune della nostra comunità», ricordando di fatto che a questo punto il pallino è nelle mani di Bruxelles. L’europarlamentare Pd, Brando Benefei, poi, ha corroborato la prospettiva riepilogando i passi compiuti fin qui dalla Commissione. Secondo Benefei, il post di Trump sarebbe «solo una mossa per cercare di dividere l’Europa». Ma comunque, ha aggiunto, «bisogna tenere i nervi saldi, non piegarsi e riprendere la discussione in modo ordinato, come farà il commissario al Commercio Maros Sefcovic in queste ore e come faremo già la prossima settimana col Parlamento Europeo in missione a Washington per incontrare i negoziatori».

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di Sveva Ferri - 23 Maggio 2025