
Lezione politica e simbolica
Anche in Romania la spallata giudiziaria ha fallito. La destra? Più la butti giù e più si tira su
Estromettere "per legge" i candidati favoriti non porta bene a sinistra. Il caso romeno chiama in causa la strategia che ha portato al "bando" di Afd in Germania e, precedentemente, di Marine Le Pen dalla corsa per le presidenziali in Francia. Un meccanismo che il popolo sovrano rifiuta
Romania oltre la Romania. La vittoria squillante al primo turno del leader di Aur, George Simon, travalica i confini nazionali per farsi paradigma di un partita europea molto più ampia. Il partito della destra rumena, con oltre il 40,9% delle preferenze e un impressionante 61% tra i rumeni all’estero, assume un valore politico e simbolico. Romania chiama Francia e Germania. La vicenda romena chiama in causa la democrazia rappresentativa e non la democrazia quale la vorrebbero le élite. Il «vento di destra» non può essere fermato per via giudiziaria. Tentare di affossare le destre rafforza le destre. Il voto degli elettori in libere elezioni sancisce un voto democratico. E così è stato in Romania, dove si è tornati alle urne a distanza di pochi mesi dalle elezioni che avevano sancito la vittoria del candidato di destra, Calin Georgescu, invalidate dalla Corte costituzionale. Fu uno “scippo” di democrazia”. Ma l’esito è stato il medesimo se non migliore. Diverso era il candidato ma il risultato voluto dagli elettori non è cambiato, anzi. La destra è ancora più forte nelle preferenze dei cittadini, cinque mesi dopo l’annullamento del primo turno. “Abbiamo vinto dispetto dei giudici”, ha dichiarato a risultato acquisito Simion.
Il diritto di votare il candidato preferito
E ha ragione. La spallata giudiziaria ha fallito. Si tratta di un risultato simbolico che interroga sullo stato delle nostre democrazie rappresentative. I cittadini vogliono contare. Non a caso una delle prime voci a commentare l’esito del voto in Romania è stata Marine Le Pen: la sua messa fuori gioco dalla corsa all’Eliseo per via giudiziaria non è stata una buon notizia: la sentenza che ha colpito la leader di un grande partito che si apprestava a scalare l’Eliseo ha tolto rappresentanza a milioni di cittadini. Ora Le Pen fa notare il risultato: “La Romania ha appena regalato alla signora von der Leyen un bel boomerang“. Il suo caso, del resto, è eloquente. Mai era accaduto nella storia della V Repubblica che un candidato accreditato da tempo come sicuro per il prossimo ballottaggio presidenziale fosse sottoposto ad accuse di tali gravità e sottoposto alla cosiddetta exécution provisoire (applicazione immediata): che comporta l’ineleggibilità immediata, in attesa dell’appello.
Fallimentare tentativo di demolizione giudiziaria
Il risultato romeno chiama in causa la “messa al bando” di Afd, decisione che persino Massimo Cacciari, certo non sospettabile di simpatie destrorse, ha definito “un suicidio per le democrazie”. L’Ufficio per la protezione della Costituzione tedesco (BfV) ha dichiarato il parito di Alice Weidel (nella foto) un’organizzazione “di estrema destra acclarata”, non compatibile con l’ordinamento liberale e democratico della Germania. Il meccanismo è noto e fa da denominatore comune per i diversi casi citati: si invoca la deriva nazionalista e autoritaria come scudo per giustificare ogni forma di estromissione politica. Ma le destre non si lasciano estromettere per mano giudiziaria. Questa strategia è perdente nel breve e medio- lungo periodo. Nel breve lo abbiamo visto bene.
Il popolo romeno si è espresso riscattando la Romania democratica dello “scippo” di dicembre. La vittoria di Simion anche al secondo turno rappresenterebbe, per dirla con Carlo Fidanza « il ripristino della sovranità democratica del popolo rumeno. E una speranza per un intero popolo stufo di un establishment che ha fallito». Il messaggio politico che viene dalla Romania è forte: il popolo non accetta più l’idea che chi difende l’identità e la sovranità nazionale debba essere considerato un pericoloso anti europeista. Il popolo rumeno vuole tornare protagonista del proprio destino. Sceglie la sovranità, la libertà, la democrazia.