Il Domani attacca Fazzolari, ma vuole criminalizzare tutti gli ex An
È di ieri la notizia che il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari intende presentare un esposto in procura per fare chiarezza su una fake news diffusa sul suo conto. A propalarla è stato il quotidiano Il Domani, che attribuisce al braccio destro della premier inesistenti legami con una famosa società di lobbying, la Utopia, e con il suo presidente Giampiero Zurlo. Asserendo anche che, grazie a questa vicinanza, la società avrebbe avuto una serie di vantaggi sotto l’attuale governo.
Alla mossa del sottosegretario, la testata di Carlo De Benedetti ha reagito strillando all’intimidazione e alla censura. Da giornalisti tendiamo a schierarci sempre con la categoria, però è difficile difendere a spada tratta chi si aggrappa con ostinazione a notizie prive di riscontri e già abbondantemente smentite. Sì, perché su certi giornali le fake news sono come gli amori cantati da Antonello Venditti, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Pubblica uno, arriva la smentita puntuale e, dopo qualche mese, pubblica la stessa menzogna l’altro.
Così è avvenuto nel caso del Domani, che ha rilanciato una balla (quella del rapporto privilegiato di Fazzolari con la società Utopia di Zurlo) già raccontata il 25 gennaio 2024 da Repubblica. E subito smentita dal sottosegretario con tanto di rettifica pubblicata dallo stesso quotidiano.
Questa reiterazione, ha costretto Fazzolari ad annunciare un esposto presso la Procura di Roma, e a valutare azioni legali nei confronti del quotidiano edito da Carlo De Benedetti. Anche perché la faccenda è delicata, non sfuggirà ai colleghi del Domani la rilevanza di una simile notizia e l’impatto che questa può avere nelle dinamiche che regolano il mondo della consulenza.
Ma davvero Utopia fa affari d’oro da quando il governo Meloni è in carica? Noi ci atteniamo ai numeri squadernati proprio da Zurlo in replica al Domani: “Non solo non vi è stato un incremento del fatturato legato alle società di Stato, ma la percentuale di fatturato derivante dalle suddette società è sensibilmente diminuita nel corso degli anni, attestandosi a poco più del 3 per cento del valore rispetto al fatturato complessivo di Utopia, pari a circa otto milioni nel 2023”.
Quindi la menzogna del Domani è certificata anche dai bilanci della società. La replica del quotidiano? Anziché scrivere due righe chiedendo semplicemente scusa per l’imprecisione, oggi rintuzza le accuse con un titolo in prima pagina: “Lobby, Fazzolari denuncia Il Domani ma il socio di Utopia è un ex An”. Avete capito bene. Un socio di minoranza (al 10 per cento), Ernesto Di Giovanni, prima di entrare nel campo del lobbying è stato dirigente nazionale di Azione universitaria, associazione studentesca di An. Attenzione: incarico arrivato più di dieci anni dopo che Fazzolari ha ricoperto quello di segretario romano. Insomma, a fronte di una pioggia di smentite, la pistola fumante agitata dal Domani sono i trascorsi dirigenziali di un socio di minoranza di Utopia.
E quindi? La società che lo vede socio di minoranza non ha il diritto di lavorare? È forse un invito a tutte le società a sbarazzarsi delle persone che abbiano trascorsi o simpatie “aennine” per scongiurare lo stigma dell’impresentabilità? Una logica inaccettabile, al di là di quelli che saranno gli sviluppi giudiziari della faccenda. Perché è contraria ai più basilari principi democratici e anche perché chiama direttamente in causa tutti coloro che sono appartenuti e appartengono a quella esperienza umana e politica: un patrimonio storico e di valori di cui anche Il Secolo d’Italia è parte viva.
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Socio o non socio, non è questo il punto. Il teorema che si vuole perseguire è un altro. Gli imprenditori non di sinistra non hanno lavorato prima del governo di centro destra e devono continuare a non lavorare adesso perché i “soliti imprenditori di sinistra” sono i soli ad essere legittimati a lavorare. Che il teorema sia propagandato da “C. Debenedetti” non deve sembrare inusuale, lo ha sempre fatto. Quindi rasegnatevi imprenditori non allineati, non dovete lavorare, e nemmeno pensare do poterlo fare, senno carlino si arrabbia.