Da rottamatore ad auto-riciclatore: l’ultima piroetta di Renzi, pronto a tutto per tornare in pista

20 Ago 2024 8:18 - di Gloria Sabatini

Con quella faccia un po’ così, tra Pinocchio-monello e statista incompreso, Matteo Renzi è pronto al grande salto, che poi è una gamberata, verso i lidi del Nazareno. Un ritorno all’antico ma non troppo. L’ex premier in queste ore è in preda a una malcelata agitazione per accreditarsi come la new entry più prestigiosa del campo largo. Sempre più  un campo accidentato e incoltivabile. È bastato un cenno di Elly Schlein, che ha pro tempore le chiavi di casa del Pd, per ringalluzzire l’ex sindaco di Firenze, ex segretario dem, ex premier. Con una di quelle piroette magistrali di cui è cintura nera, Renzi è al lavoro per il grande inciucio con il fronte anti-meloniano e per di più con la presunzione (l’uomo non spicca per umiltà)  di fare il regista di una ipotetica spallata. Proprio così, il killer di Giuseppe Conte e prima ancora di Enrico Letta, “dall’alto” della percentuale risibile ottenuta alle europee, starebbe preparando il terreno per disarcionare la premier, finora stabilmente in sella. È il suo sport preferito.

Lo strano attivismo di Renzi per ri-entrare nel Pd

Così l’ex baldanzoso rottamatore in queste ore veste i panni dell’auto-riciclatore. Rottamatore-guastatore-riciclatore fai da te. Riciclarsi (confidando nella scarsa memoria altrui): non proprio una bella fine. Prima la partita del cuore con la foto opportunity accanto alla Elly versione goleador, poi il ritorno amplificato dalla grancassa mediatica alla Festa dell’Unità. Un passo alla volta per tornare nel Pd e sconfiggere i niet della coppia Bonelli-Fratoianni e il no pasaran di Conte. Tutto, perfino il sì al referendum con tanti saluti al Jobs act, il suo “capolavoro”, pur di restare in pista. E se per risultare gradito a chi, anche tra le file dem, non lo vuole tra i piedi,  il prezzo da pagare è chiamare la carica contro Giorgia, spalleggiato da toghe e stampa amica, il buon Matteo non si tira indietro. E se per farlo si deve sparare a palle incatenate contro Arianna Meloni, nessun problema. Renzi è in prima linea, campione di bluff e falsi bersagli.

Da rottamatore ad auto-riciclatore: la parabola di Renzi senza voti

Pirotecnico e sornione, in questi giorni infuocati di agosto scalpita che è una bellezza. Peccato che il gioco è fin troppo scoperto. Con scarso senso del ridicolo Matteo, l’ex rottamatore, l’inventore della Leopolda e delle avveniristiche slide in conferenza stampa, fa l’indignato sentenziando di parentocrazia e accusando le sorelle d’Italia di paranoia. Preso con le mani nella marmellata, si difende goffamente. “Non c’è un ruolo del sottoscritto o di Iv in eventuali indagini giudiziarie su Arianna Meloni”, dice attaccando il lodo Sallusti. Poi, in un colloquio con Repubblica, gioca la carta dell’ironia e gigioneggia. “Laggiù in masseria deve essersi rotta l’aria condizionata oppure alla premier deve essere andato di traverso il panzerotto”. E ancora: “L’idea che io promuova complotti insieme a magistrati e giornalisti è una barzelletta che non fa ridere”, dice minacciando le carte bollate. “Ho chiesto a Sallusti di smentire altrimenti ci vediamo in Tribunale”.  Cosa non si farebbe per non perdere lo strapuntino.

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