Cairo, il patron di La7 contestato dai diecimila cuori granata del Grande Torino: “Vendi e vattene”
Alla fine il vecchio cuore granata ha prevalso ma Urbano Cairo, presidente del Torino , editore importante (La7, Corriere della Sera, Gazzetta dello sport) la giornata di ieri non la dimenticherà. Diecimila tifosi della squadra che forse rimane la più amata degli italiani, per quella memorabile formazione(la più forte di ogni tempo) che si schiantò nel 1949, proveniendo da un’amichevole a Lisbona, su Superga.
Diecimila cuori contro Cairo
Il Torino, che ha vinto nove scudetti, l’ultimo il 1976, da anni naviga in campionati mediocri e non all’altezza della sua storia, tra il nono e l’undicesimo posto. Ma Urbano Cairo, il nuovo eroe liberal dell’editoria, allievo di Berlusconi e conservatore nel portafogli ma progressista per convenienza, ogni anno vende i suoi pezzi migliori. Quest’anno lo ha rifatto: 35 milioni più bonus dal Napoli per il pezzo pregiato, Alessandro Buongiorno, e altri 25 in extremis dall’Atalanta per il terzino destro Bellanova, l’altro pezzo da novanta. Sessanta milioni in due con pochi investimenti, come fa ogni anno.
E ieri i diecimila partiti dal vecchio stadio Filadelfia hanno chiesto al patron una sola cosa: “Vendi e vattene!”.
Il cuore granata che tutti amano
Nessun tifoso di qualsiasi altra squadra italiana non può non amare il “Grande Torino”. Per quella squadra straordinaria che, se all’epoca ci fosse stata la coppa dei campioni, ne avrebbe vinto almeno cinque e che probabilmente avrebbe portato l’Italia a vincere i mondiali del 1950.
Nemmeno la soddisfazione di poter arrivare in una competizione europea e di seguire le orme di società virtuose come Atalanta, Bologna e Fiorentina hanno potuto provare i supporter granata.
Ogni anno una mediocrità da sopravvivenza, la capacità di realizzare importanti plusvalenze e nessuna programmazione di crescita. Cairo è così: vende ma non compra, riesce a galleggiare e a mantenere la squadra in A(ci mancherebbe pure) ed è lontano mille miglia da quella leggenda che è nella storia italiana. Ora glielo hanno richiesto di andare via. Chissà che non accetti l’invito.