Concorsopoli alla Statale, Massimo Galli condannato per falso a un anno e 4 mesi

16 Lug 2024 18:01 - di Redazione
massimo Galli concorsi

Un anno e quattro mesi. Il professor Massimo Galli è stato condannato per falso e assolto dall’accusa di turbativa con la formula “perché il fatto non sussiste”, per il concorso in cui, secondo l’accusa, aveva favorito nel febbraio 2020 il suo collega e stretto collaboratore Agostino Riva. Un concorso per la cattedra da professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente alla Statale di Milano. Riva è stato invece assolto. “È una sentenza, il mio punto di vista è diverso e porterò avanti in appello le mie convinzioni. Sono assolutamente sereno”. Sono le prime parole pronunciate dall’infettivologo Massimo Galli, ex direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

“Sul falso l’unica cosa che mi sento di ammettere è di aver dimenticato di correggere un orario- dice Galli- . Se per chiudere la questione bisognava avere una condanna per qualcosa, evidentemente restava solo la possibilità del falso”. L’infettivologo ha annunciato che presenterà ricorso in appello. “La mia massima soddisfazione oggi è che il professor Riva è stato assolto completamente da ogni addebito. La persona in questione, o almeno il suo onore, è stata completamente ripulita. Quello che veramente mi importa è di aver avuto la possibilità di lasciare alle mie spalle persone valide che continuassero il lavoro che ho fatto per 40 anni. Il mio “cavallo bolso” è una persona attualmente tra le più finanziate in programmi europei di tutta l’università di Milano”.

In sostanza i giudici hanno accolto la tesi della pubblica accusa, i pm Carlo Scalas ed Eugenia Bianca Maria Baj Macario. Che avevano chiesto per Galli – in uno dei filoni dell’inchiesta milanese su presunti concorsi pilotati – una condanna a un anno e dieci mesi; mentre per l’altro imputato la richiesta era stata di un anno e sei mesi. Per la procura è Galli, uno dei volti simbolo durante l’emergenza Covid, il “regista dell’operazione”. Che riguarda un concorso che si è svolto nell’aprile del 2020. Due i candidati che si contendono il posto: lo stretto collaboratore Agostino Riva, e il collega del Niguarda Massimo Puoti.

Riva, coimputato- ricostruisce l’Adnkronos-  ottenne il posto di professore di seconda fascia in Malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente. Ma Puoti sarebbe stato svantaggiato, a dire dell’accusa. Contro Galli ci sarebbero delle intercettazioni telefoniche che dimostrerebbero come il concorso sia stato ‘calibrato’ dall’infettivologo, “presidente della commissione giudicatrice: una persona che sposta gli equilibri all’interno del dipartimento” per favorire Riva con cui ha “uno stretto rapporto fiduciario”. In sostanza, è la tesi sostenuta nella requisitoria, “una selezione vera in questo caso non c’è stata”. Ma i criteri valutativi sarebbero stati cuciti addosso ai candidati. Il curriculum “strutturato” di Puoti, direttore al Niguarda, non basta; ma “andare contro Galli significa andare contro una macchina mediatica, era come andare contro Maradona a Napoli”: sono state le parole usate in aula dal pm Scalas. Accuse che Galli ha sempre respinto e che continua a respingere anche oggi dopo il verdetto.

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