Aborto, scontro in Polonia tra Duda e Tusk. Il presidente della Repubblica: “È un omicidio, non va depenalizzato”
Sull’aborto è scontro in Polonia tra il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, e il primo ministro, Donald Tusk. Oggetto del contendere, la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza che, nel Paese che ha dato i natali a Giovanni Paolo II, è considerata reato e consentita solo in casi eccezionali. Il primo ministro progressista ha annunciato l’approvazione di una legge di depenalizzazione che il Presidente della Repubblica ha respinto, dichiarando che non sarà mai promulgata.
Le parole di Duda: “L’aborto è un crimine”
Il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato che non firmerà la legge sulla depenalizzazione dell’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza. Lo ha detto in un’intervista all’emittente “Tvn24” realizzata a Washington, dove il capo dello Stato polacco si è trovato a partecipare al vertice della Nato. “L’aborto è un omicidio. Per me è semplicemente la privazione della vita”, ha detto Duda. Il presidente ha poi precisato che le donne incinte non devono essere “in nessun modo punite” per un’interruzione volontaria di gravidanza. La criminalizzazione delle persone che partecipano ad un aborto in modo illegale “è tutta un’altra storia”, ha affermato il Capo dello Stato.
Tusk: “Sì all’aborto e alle unioni civili”
“Voteremo per depenalizzare l’aborto. Voteremo per le unioni civili come progetto del governo, anche se non mi è riuscito di convincere tutti”, ha scritto su X il primo ministro Donald Tusk. Il premier ha anche annunciato la calendarizzazione di un progetto di legge sulle unioni civili allargato alle coppie omosessuali, che sarà discusso presto dal Parlamento.
Interruzione prevista in casi eccezionali
Attualmente in Polonia l’interruzione volontaria della gravidanza è consentita solo in caso di pericolo per la vita della madre e in quello in cui lo stato interessante è l’esito di un reato, come lo stupro o l’incesto. La normativa in vigore oggi è l’esito di una sentenza della Corte costituzionale dell’ottobre 2020 – pubblicata a gennaio 2021 – che ha sancito l’incostituzionalità dell’aborto in una terza circostanza precedentemente ammessa, ossia quella di grave e irreversibile malformazione o malattia terminale del feto.