Non basta andare da Fazio o difendere Rosa e Olindo: la dura legge delle urne colpisce comici e giudici
Sono tanti i flop “curiosi” di candidati noti al grande pubblico ma finiti impigliati nelle reti della politica vera, bloccati nelle loro aspirazioni politiche dalla dura legge delle urne che punisce anche i volti noti che aspiravano ad esserlo anche nel Parlamento europeo. Il primo della lista è un comico, stranamente non candidato da Beppe Grillo ma da Michele Santoro, l’attore milanese Paolo Rossi, candidato nella lista Pace terra dignità nella circoscrizione Nord Ovest: ha ottenuto 1.513 voti, contro gli oltre 36mila del giornalista. Presenza abituale in tv, soprattutto nei programmi di Fabio Fazio, Paolo Rossi si era dicharato “pacifista” e aveva sposato la linea Santoro della candidatura finalizzata al blocco dell’invio di armi all’Ucraina. Con poca fortuna, però.
Anche un altro volto noto (ma per motivi diversi), Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore di Milano che ha chiesto la revisione del processo sulla strage di Erba, candidato con Azione, non ce l’ha fatto a causa del mancato superamento del quorum di Azione, ma anche del magro bottino ottenuto: 2.140 voti. “Credo di essere ancora in grado di dare qualcosa, non alla giustizia, perché sono vicino alla pensione, ma l’esperienza non mi manca, anche a livello internazionale. Inoltre qualche competenza linguistica non guasta”, aveva detto presentando la sua candidatura. Meranese di nascita, Tarfusser ha guidato, dal 2001 al 2008, la procura di Bolzano. Nel 2009 è stato eletto giudice della Corte Penale Internazionale dell’Aja, dove è stato presidente di una delle due Camere preliminari, occupandosi di numerosi casi. Sue le firme dei rinvii a giudizio, tra gli altri, del libico Muammar Gheddafi e del sudanese Al Bashir. Nel 2019 è rientrato in ruolo come sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Milano. La sua ultima battaglia, al momento persa, era stata per la revisione del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi, della cui innocenza è convinto.
Non molti più ne ha presi il suo compagno di lista Daniele Nahum, il consigliere comunale di Milano che ha lasciato il Pd in polemica con l’uso della parola genocidio per quanto sta accadendo da mesi a Gaza. Tv, giornali, polemiche e pochi voti nell’urna.