Metodi stalinisti contro gli avversari politici, ma la sinistra grida al “pericolo fascista”
Nella famigerata Germania dell’est, posta a due metri di confine dall’Occidente, il sistema di controllo della Stasi era il più terribile tra quelli dei Paesi del Patto di Varsavia. Lo descrive bene un film con Kevin Spacey, Le vite degli altri. Tutto era sotto controllo, telefoni, vite, azioni. Un sistema terribile che è finito appena 35 anni fa e che porta con sé il germe di una cultura terrificante, che non solo ha prodotto cento milioni di morti nel Novecento, ma che è ancora vivo e forte in Asia. Quella sottocultura pervade segmenti europei e soprattutto italiani. In particolare alcuni organi di informazione che, da quando Meloni è al governo, vanno alla ricerca di qualsiasi traccia, parola, segno, che possa mettere in difficoltà governo e maggioranza.
La solita sinistra urla al “pericolo fascista”
E così, ad esempio, vengono pubblicate intercettazioni che riguardano persone non indagate, cosa che ferisce la dignità e la privacy, e che espone al pubblico ludibrio. L’obiettivo è “mascariare”: termine siciliano che Mario Puzo rese celebre nel suo capolavoro. Vista da vicino, la vita di ognuno di noi è piena di grandi e piccole macchie diceva un grande uomo politico, Giorgio La Pira, destinato addirittura alla canonizzazione. Ma questo riguarda chi sta nel campo sbagliato. Perché, altrimenti, si può addirittura esaltare una brigatista come Barbara Balzerani, paragonandola quasi a una Rosa Luxemburg contemporanea, e non a un’assassina spietata.
La sinistra e il sempreverde sistema dei due pesi e due misure
Si può eleggere una signora che si era recata a Budapest per accompagnarsi con soggetti che vorrebbero praticare ancora oggi il “trattamento Ramelli”. Lo dico provenendo non dal MSI, ma dalla Dc, ed avendo vissuto la mia giovinezza su sponde diverse dalla destra. E allora, ha ragione Crosetto quando dice che la riforma della giustizia è prioritaria. E insieme a questa, nell’interesse della civiltà, bisognerebbe inserire l’obbligo di divieto di pubblicazione di atti penalmente irrilevanti, il diritto all’oblio, la cultura giuridica di riabilitazione che la sinistra giacobina non può interpretare perché non conosce.
Una guerra tutta “soggettiva”
Ancora oggi si parla di pericolo fascista, cosa che fa ridere, mentre si ignorano i residui di una cultura comunista che ha contaminato una certa parte di cultura dominante. Le persone vengono tranquillamente abbattute in nome di una guerra che è tutta soggettiva. Questi temi possiamo e dobbiamo farli nostri. Perché la libertà è una condizione ineludibile. Perché la politica si fa rispettando le persone: tutte cose che questi fomentatori dell’odio hanno rimosso.
*Alfredo Antoniozzi (Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera)