Antifascismo, Cacciari sferza la sinistra in (falso) allarme: ma quale pericolo fascista. Non esiste: di certo non con la Meloni
Dopo interminabili polemiche, inchieste tv fake, pretestuose accuse di censura, recriminazioni e patenti politiche arbitrariamente sospese e in attesa di giudizio da soloni accademici e intellettuali a briglia sciolta che popolano le schiere dell’intellighenzia di sinistra, con un post su Instagram Giorgia Meloni celebra il 25 aprile e mette a tacere recriminazioni politiche e sollevazioni mediatiche. Solo poche ore prima, Massimo Cacciari in un’intervista ha contribuito a smontare a sua volta l’architettura dei castelli di rabbia dei dem sul falso allarme fascismo e su Giorgia Meloni.
Antifascismo, Cacciari disintegra l’architettura delle polemiche di sinistra sulla Meloni: è solo propaganda
La premier, dopo aver partecipato insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle celebrazioni all’Altare della Patria, ha pubblicato sul proprio profilo queste parole: «Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia. Ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo. E quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio».
Il post della Meloni che azzera polemiche e casi montati ad arte dalla sinistra
Concludendo: «Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!». Scacco matto. Parole che sulla carta dovrebbero chiudere i giochi di una polemica sempre più brutale: quella sull’antifascismo del presidente del Consiglio. Eppure, dubitiamo che da sinistra possano anche solo accettare di mollare la presa…
Cacciari sul falso allarme sul fascismo
La discussione, è assai probabile, andrà avanti ancora, e ancora dopo. Attaccandosi a termini, locuzioni grammaticali. Invocando consecutio e perifrasi subordinate al manifesto politicamente corretto che chiameranno in causa altri pretesti e logori argomenti per poter attaccare la premier e gridare al lupo al lupo sull’allarme fascismo. E rinsaldare, almeno attorno a una questione, per quanto anacronistica e ormai priva di senso, leader e popolo sfrangiato della galassia dem.
Ieri Mughini, oggi il filosofo veneziano smontano i castelli di rabbia dei dem
Per fortuna, però, nella pletora indistinta di professoroni e segretari e di partito di sinistra, c’è anche chi come Massimo Cacciari oggi – da intellettuale dissidente? – o come Giampiero Mughini appena sabato scorso, ogni tanto riportano la questione antifascismo sui binari della logica storica e dell’attualità politica. E allora, dopo un Mughini in forma smagliante che ammutolisce la Bortone in cerca di scoop, arriva anche l’ex sindaco di Venezia: una figura che non può certo essere tacciata di simpatie a destra.
I punti chiave dell’intervista di Cacciari su fascismo, antifascismo e Meloni
Cacciari, in un’intervista al Corriere del Veneto, fa notare con fermezza e altrettanta disinvoltura – a chi finge di essersene dimenticato – che «non ha più senso» parlare di fascismo. E, di conseguenza, che «non serve a niente chiedere di dichiararsi antifascisti». Anzi, la frase precisa dell’intervista citata recita: «È inevitabile che in campagna elettorale si possa cercare ogni mezzo per colpire l’avversario, ma dal punto di vista culturale e storico non serve a nulla: non esiste alcun pericolo fascista».
Ma andiamo con ordine. Mentre il centrosinistra si schiera compatto e rilancia convintamente il monologo di Antonio Scurati sull’omicidio Matteotti e il fascismo, con la richiesta esplicita alla maggioranza di dichiararsi antifascista, il filosofo interpellato sul tema 25 aprile e dintorni, rileva che «il mondo contemporaneo non presenta blocchi sociali, né interessi di classe che portino al totalitarismo. Non vuol dire che sia una democrazia perfetta, ma non ci sono forme autoritarie, nessun pericolo di totalitarismi fascisti, come sono stati quelli del Novecento. È solo propaganda». Propaganda fatta quando non si hanno altri argomenti (come sottolinea lo stesso Cacciari nell’intervista)…
Insomma, il concetto è chiaro. E il filosofo lo espone e lo argomenta in maniera cristallina: «Antifascismo è diventato una parola vuota da quando non è più declinata o incarnata in dei progetti. È come dire che bisogna essere sempre onesti, o che la mamma è buona. Sono concetti generici»… Quindi, l’affondo finale: «Chi è veramente fascista oggi è un povero scemo, fuori dalla realtà: magari qualcuno c’è, ma sono pochi. E di sicuro non Meloni».