Giudice “consigliava” Mimmo Lucano nei giorni dei processi. Il Csm lo bacchetta: “Violata l’indipendenza”

5 Giu 2024 16:39 - di Leo Malaspina

Aveva dato consigli all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, al quale era legato da un rapporto di amicizia: l’esame di una serie di conversazioni, telefoniche, ambientali o telematiche intercorse tra i due nell’arco di poco meno di 5 mesi, da luglio a dicembre 2017 “evidenzia una significativa carenza sul piano dei prerequisiti dell’indipendenza e dell’equilibrio”. Il Consiglio superiore della magistratura ‘boccia’ il giudice Emilio Sirianni consigliere della sezione lavoro della Corte d’Appello di Catanzaro, ma si spacca approvando con un solo voto di scarto, 15 a favore e 14 contrari, la delibera sul mancato superamento della settima valutazione di professionalità, alla terza votazione, dopo due finite in parità. Per questa stessa vicenda Sirianni a luglio del 2023 non era stato confermato nelle sue funzioni di presidente della sezione Lavoro della Corte d’Appello di Catanzaro, mentre in ambito penale, disciplinare e di incompatibilità ambientale le pronunce gli erano state favorevoli.

Il giudice condizionato dall’amicizia con Mimmo Lucano

Dalle conversazioni esaminate emerge “l’immagine di un magistrato fortemente condizionato, nelle azioni come nelle esternazioni, da vincoli e rapporti (di amicizia personale e di condivisione in tema di immigrazione), oltre che da convincimenti ideologici (inerenti al tema dell’accoglienza e dell’integrazione) che, pur apprezzabili sul piano umano, non ha saputo contenere all’interno della sfera privata né gestire nell’ambito del solo rapporto amicale”, si legge nella delibera approvata, tanto da evidenziare “l’attitudine ad influire negativamente, anche in prospettiva futura, sulla credibilità dell’esercizio delle funzioni giudiziarie”.

Il magistrato, dunque, “non si è limitato a fornire all’amico il proprio contributo privato di conoscenza ‘tecnico-giuridica’ ma, anche in ragione di privilegiati rapporti con alcuni magistrati e con taluni giornalisti, ha colto l’occasione per diffondere pubblicamente certi convincimenti e affermare, non solo privatamente, la contrarietà a determinati indirizzi, investigativi e politici, in materia di accoglienza”.

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