Femminicidio di Giada Zanola, il compagno accusato di omicidio revoca il mandato alla sua legale

1 Giu 2024 14:25 - di Redazione

Andrea Favero, il camionista padovano accusato di aver ucciso la compagna Giada Zanola gettandola dal cavalcavia di Vigonza sull’A4, ha già cambiato legale. A 24 ore dall’incarico affidato all’avvocato Laura Trevisan del foro di Padova, alla legale è stato revocato l’incarico. Si è ancora in attesa dell’ufficializzazione del nome del nuovo legale dell’uomo.

Giada, il compagno revoca l’incarico all’avvocato

Intanto ieri è  terminata intanto l’autopsia sul corpo della povera Giada da parte del medico legale incaricato, il professore Claudio Terranova. Gli esiti definitivi, compresi quelli tossicologici per sapere se la donna sia stata prima drogata o avvelenata pian piano come lei stessa temeva, non sono ancora stati comunicati ufficialmente. Da un primissimo esame non sarebbero emersi segni di lesioni compatibili con una aggressione da parte del compagno. Alcuni dei segni trovati sul collo risalirebbero infatti ad alcuni giorni prima, come la donna avrebbe riferito ad una amica parlando delle delle violenze del compagno.

Le parziali ammissione e le telecamere

Le parziali ammissioni fatte alla polizia, ma anche le telecamere e le testimonianze sono la “grave base indiziaria” che ha portato al fermo di  Favero, ora accusato di omicidio. Se il caso è stato trattato inizialmente come suicidio, le telecamere puntate sul tratto autostradale (acquisite nel pomeriggio di mercoledì), insieme alle ammissioni di un “rapporto burrascoso e conflittuale” hanno dato una svolta alle indagini. Per il sostituto procuratore Giorgio Falcone la telefonata alla vittima e i messaggi, inviati subito dopo il delitto “rappresentano una messa in scena”.

La versione del compagno accusato di omicidio

La versione del 38enne, che continua a professarsi ‘innamoratissimo’, parla di un litigio: lei si allontana a piedi sul cavalcavia e lui la raggiunge con l’auto, ma nell’abitacolo la lite continua. “Lei mi sbraitava addosso come spesso ultimamente faceva. Ricordo che siamo scesi dall’autovettura, ma qui i ricordi si annebbiano perché ricordo solo che mi continuava a ripetere che mi avrebbe tolto il bambino. Non ricordo se siamo saliti sul gradino della ringhiera che si affaccia sull’autostrada che funge da parapetto”.

I sospetti della vittima di essere stata drogata

Per la pubblica accusa “appaiono inquietanti i sospetti maturati dalla vittima di essere in qualche modo drogata dall’indagato”. Un’amica di Giada, alla quale avrebbe confessato di avere paura, ha riferito che “i due litigavano con cadenza quotidiana, anche per motivi economici”. E di litigi “quasi all’ordine del giorno” riferisce anche la madre del 38enne, per il quale è scattato il fermo per il pericolo di fuga.

Esclusa dal pm l’ipotesi del suicidio

Per il pm Falcone non sussiste “il benché minimo dubbio che la vittima non avesse alcuna ragione di suicidarsi. Dato che si trovava in una posizione di forza nei confronti del compagno, aveva una relazione affettiva con un’altra persona. E si accingeva a cambiare lavoro, per andare a lavorare presso lo stesso distributore del suo amante”. L’ipotesi suicidio è stata subito esclusa dalla famiglia e da un’amica. Che parla della 33enne come di una donna “serena”. E racconta che la stessa vittima le riferiva che la sua vita stava andando per il meglio sia sul piano personale che su quello lavorativo.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *